La Nuova Sardegna

Coronavirus, in Sardegna lezioni online per pochi: esclusi 50mila studenti

Claudio Zoccheddu
Coronavirus, in Sardegna lezioni online per pochi: esclusi 50mila studenti

La didattica a distanza aumenta le diseguaglianze nel mondo della scuola L’appello della Uil: «Non tutti hanno gli strumenti informatici necessari»

06 aprile 2020
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SASSARI. Tra i messaggi che arrivano dal Governo ce n’è uno che aveva fatto sperata tutta Italia: «Nessuno resterà indietro». Firmati, Giuseppe Conte. Dati alla mano, però, non sembra che le intenzioni siano diventate pratica. La situazione nelle scuole dell’isola, infatti, non è uno spot di uguaglianza. Anzi, probabilmente è vero il contrario. Secondo la segreteria territoriale di Sassari e della Gallura di Uil Scuola, su una popolazione scolastica poco al di sotto delle 200mila unità, ben 50mila sarebbero esclusi dalla Didattica a distanza (Dad). Nel dato sono compresi anche gli alunni delle scuole dell’infanzia, da 3 a 6 anni, che inciderebbero per il 10 per cento nel computo di quelli che non seguono più le lezioni.

Un quarto degli studenti dell’isola, dunque, non avrebbe la possibilità di continuare il percorso di studi interrotto dalla pandemia Covid-19. Un aspetto che non ha fermato la diffusione di una bozza, redatta dallo staff della ministra dell’Istruzione Azzolina, che spalancherebbe le porte dell’istruzione all’obbligo della Dad per i docenti.

Il sostegno economico. Per attivare la Dad, il Governo ha stanziato 85 milioni di euro con un decreto firmato il 26 marzo. La divisione del fondo per l’istruzione, però, mette a nudo i limiti del sistema che dovrebbe consentire agli studenti di tutta Italia di completare l’anno scolastico che sembra destinato a concludersi, prima di rientrare in classe, con una tesina per gli studenti delle scuole medie e un esame orale per quelli delle superiori.

Secondo i calcoli di Uil Scuola le quote per li singole autonomie scolastiche sarebbero del tutto insufficienti e la Sardegna dovrebbe colmare il tecnologico con poco meno di due milioni e 800mila. Una cifra che comprende circa 312mila euro per le piattaforme e gli strumenti digitali, 2 milioni e 321mila euro la connettività di rete e per i dispositivi digitali e circa 156mila euro per la formazione del personale scolastico. Considerato che la autonomie scolastiche sono 276, ognuna averebbe a disposizione circa 10mila euro.

Le reazioni. «Questa cifra permetterà ad ogni istituto, nella migliore delle ipotesi, di acquistare una ventina di dispositivi informatici per una popolazione scolastica media di 700 allievi per istituto – spiega Alessandro Cherchi – Segretario generale Uil scuola Sassari e Gallura –. Ovviamente non bisogna frenare chi fa tanto, ma neanche si può criminalizzare chi non fa perché non ha potuto fare. Non si può pensare che tutti debbano fare quello che fa una scuola che magari ha la fortuna di avere i mezzi. La scuola deve dare a tutti pari opportunità». Le indicazioni ministeriali, poi, non hanno chiarito alcuni aspetti come ad esempio il tempo di connessione, ovvero la disponibilità oraria del docente sulle piattaforme on line, e la validità degli ordini collegiali, sulle cui eventuali riunioni in videoconferenza manca ogni tipo di comunicazione. «La verità è che stiamo navigando a vista – continua Cherchi – e mentre alcuni dirigenti si sono calati nella parte e cercano di limitare i danni, altri vanno a briglia sciolta e pretendono che si proceda come se gli studenti fossero in classe. Purtroppo questo non è possibile perché ci sono famiglie, e purtroppo non sono poche, che hanno altri problemi e che lo hanno detto sin da subito. Prima di pagare una connessione o di acquistare un tablet devono fare i conti con la spesa, che è una necessità impellente».

La soluzione. Secondo Cherchi si troverebbe nella sfera opposta a quella riempita dalle dichiarazioni della ministra: «Non ha ascoltato nessuno e sembra voler imporre le sue decisioni, senza alcuna concertazione. Queste imposizioni mi fanno pensare che dietro alla Dad ci sia anche un progetto di riduzione del personale scolastico. In realtà per superare questa emergenza senza creare danni agli studenti servirebbero soluzioni condivise e soprattutto servirebbe la calma necessaria per stilare poche regole ma chiare», conclude il sindacalista della Uil.

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