La Nuova Sardegna

Ancora cinque morti Ma i contagi rallentano

di Umberto Aime
Ancora cinque morti Ma i contagi rallentano

La provincia di Sassari la più colpita: ha il 71 per cento dei decessi

08 aprile 2020
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CAGLIARI. Il caso Sardegna è ancora tutto concentrato su Sassari e dintorni. L’ennesima conferma è arrivata dall’Unità di crisi. Degli ultimi cinque pazienti morti tre, due donne e un uomo, sono anziani nati e ricoverati in questo territorio. Ancora: è sempre la stessa provincia ad avere il più alto numero di decessi: il 71 per cento sui 52 totali, il che vuole dire 37 croci solo nel Sassarese e dintorni da quando è scattata l’emergenza. C’è anche un altro dato significativo, estrapolato sempre dal bollettino. È quello del numero di nuovi contagi: sono 15 in più rispetto a lunedì, per un totale di 935, e in gran parte sono concentrati sempre nella stessa provincia. Che sia questo territorio la zona rossa della Sardegna oramai è conclamato. Tant’è che da sola l’Azienda sanitaria di Sassari, scorporata quindi dalla Gallura, finora ha registrato quasi il 60 per cento dei casi totali e in numeri assoluti sono 561 su 935. «Dobbiamo mettere nuove risorse in campo e ancora altre energie per spegnere questo focolaio il più in fretta possibile», ha detto Christian Solinas nel consueto punto stampa. Perché nelle altre Aziende solo quella di Cagliari, con il 18 per cento dei casi, è in doppia cifra, mentre altrove sono ancora più contenute. La Gallura e il Nuorese sono da tempo appaiate a quota 7 per cento, il Medio Campidano, l’epicentro è la residenza per anziani di Sanluri, al 6,7 e l’Oristanese al 4,6. La due Asl più bianche continuano a essere il Sulcis, appena sotto l’1 per cento, e l’Ogliastra, la terra dei centenari, assestata su un quasi perfetto 0,1.

I dati. Gli ultimi cinque pazienti che non ce l’hanno fatto sono due donne di Sassari, avevano entrambe 87 anni, un anziano di Ossi, 87, poi un pensionato a nato Sanluri, 84, e uno a Bitti, 98. I ricoverati sono invece 122 di cui 26 in terapia intensiva e 673 quelli in isolamento. Al di fuori del bollettino regionale i sindaci di vari Comuni segnalano altri casi di contagio: a Usini 8 nuovi casi, ben 29 a Porto Torres dove anche altre 17 persone venute in contatto con persone contagiate sono state messe in isolamento. Un nuovo caso anche a Ozieri: un inserviente dell’ospedale, mentre sono risultati negativi vigili urbani, personale del 118 e parte della comunità integrata interessati nei giorni scorsi da un intervento su un paziente positivo.

La Sardegna ha comunque, da settimane, una percentuale molto bassa di casi ospedalizzati o in rianimazione, 15 e 3 per cento, mentre di contro una delle più alte per pazienti in quarante sorvegliata, l’82 per cento, sul totale di pazienti risultati positivi al test. Per fortuna è in aumento il numero dei guariti, sono saliti a 62, e anche quello dei tamponi eseguiti, 7.680.

Porti e aeroporti chiusi. «Aver bloccato tutti gli accessi alla Sardegna è stata la nostra salvezza», ha detto il governatore. Grazie a una tabella, ha confrontato gli arrivi e le partenze dal 14 marzo al 5 aprile del 2019 con quelli attuali nello stesso periodo. «C’è stato un calo del 98 per cento nel primo caso, le partenze, e del 96 nel secondo». Non l’ha detto in quest’occasione, ma altre volte è arrivato a sottolinearlo con forza: «Abbiamo dovuto aspettare 25 giorni perché arrivasse il via libera alla chiusura di porti e aeroporti. Se quell’embargo fosse arrivato prima, la Sardegna avrebbe avuto ancora meno casi positivi». La conferma arriva dai numeri assoluti del traffico passeggeri: 160mila fra arrivi e partenza nel 2019, appena 4.486 quelli autorizzati dalla Protezione civile da quando, intorno a metà marzo, la Sardegna è stata protetta e isolata. «Se invece avessimo lasciato ancora il traffico libero – ha concluso Solinas – la capacità di trasmissione del virus sarebbe aumentata almeno del 200 per cento da un capo all’altro dell’isola. Allora sì che la Sardegna avrebbe rischiato di diventare una fra le regioni più rosse d’Italia».

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