La Nuova Sardegna

Coronavirus, tanti lavoratori stagionali in Sardegna esclusi da ogni tipo di aiuto

Roberto Petretto
Coronavirus, tanti lavoratori stagionali in Sardegna esclusi da ogni tipo di aiuto

La denuncia dell’Anls: «L’Inps ha respinto le domande in attesa»

18 maggio 2020
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SASSARI. Molti lavoratori stagionali si trovano come in mezzo a un guado: troppo lontani dalla sponda degli 800 euro e troppo lontani da quella dei 600. E nell’isolotto della cassa integrazione c’è spazio per pochi. E così ci sono famiglie alla disperazione: senza un sussidio, senza un aiuto, senza di che comprare il necessario per vivere. «In più da venerdì sera c’è anche una novità - dice con amara ironia Valerio Garau, delegato regionale dell’Anls Sardegna, l’Associazione nazionale dei lavoratori stagionali -. L’Inps ha avuto coraggio di respingere tutte le domande in attesa ed erano tantissime».

Tanti aspettavano quei soldi e hanno trascorso mesi nell’incertezza. Ora la certezza è arrivata, ma non è quella che in cui speravano. Con un’aggiunta di situazioni paradossali: nel nuovo decreto si prevede che chi ha preso 600 euro a marzo e aprile ne riceverà mille a giugno per maggio. Chi invece ha preso i soldi ad aprile, ma non a marzo, resterà fermo a 600 euro.

Categoria negletta e penalizzata dalla giungla dei codici Ateco quella degli stagionali. Da aprile a ottobre solitamente impiegati in alberghi, resort, ma anche servizi di vario tipo, noleggio, ristorazione, trasporti, lavanderia, questi lavoratori nel periodo invernale usufruivano della Naspi, la Nuova assicurazione sociale per l’impiego. Per ripartire la stagione successiva. Ma quest’anno, a maggio inoltrato, la stagione non è ripartita e migliaia di lavoratori sono rimasti senza Naspi e senza reddito. «Il 40 per cento della nostra categoria è rimasta fuori da qualsiasi tipo di beneficio», dice ancora Valerio Garau.

Le situazioni sono molto differenti tra loro: «C’è il caso delle domande presentate da lavoratori somministrati al turismo, assunti attraverso agenzie interinali, a cui sono stati riconosciuti i bonus per aprile e non per marzo. E poi ci sono quelli con un codice Ateco non specifico del settore turismo, ma che comunque appartengono a categorie a tutti gli effetti stagionali. Sono state bocciate anche migliaia di domande con codice Ateco giusto. Insomma, la situazione è confusa: stiamo portando avanti un discorso con l’Inps, ma non escludiamo l’ipotesi di un mega ricorso».

Per Garau il problema della burocrazia in Italia è enorme: «Ci sono delle situazioni paradossali. C’è chi lavora in hotel, ma magari è stato assunto con un tipo di contratto diverso, e quindi non ha diritto ad alcuni benefici. Basterebbe guardare alla mansione reale: se sono un cuoco o un cameriere i miei contributi valgono come quelli degli altri. Invece è accaduto che siano stati dati soldi senza un criterio, bonus a persone con 2 giorni di contributi. E magari è stato escluso chi da 20 anni lavora nel turismo invece no. Servirebbe una grossa riforma, invece la palla rimbalza continuamente tra i vari Governi e l’Inps. Il Governo dice un cosa e l'Inps ne fa un’altra».

In altri paesi europei non funziona così: «Ho colleghi che mi chiamano dalla Francia - conclude il delegato dell’Anls -: dopo cinque giorni hanno avuto i soldi sul conto».

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