La Nuova Sardegna

I tir entrano a Nuoro, presidio all’Isola Bianca

di Alessandra Porcu
I tir entrano a Nuoro, presidio all’Isola Bianca

Colonne di autoarticolati sulle statali, traffico in tilt. Ad Oristano blocco davanti al porto industriale

15 marzo 2022
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di Alessandra Porcu
MACOMER. A Nuoro il rombo dei motori è arrivato in mattinata, ad Olbia il corteo dei camion si è fatto sentire a più riprese. Ad Oristano non è mancato il presidio davanti al porto industriale. Senza creare troppi problemi, esattamente come avevano promesso.

Qui Nuoro. Intorno alle 9.30 circa settanta camion hanno lasciato la zona industriale di Pratosardo per entrare a Nuoro. A passo d’uomo e scortati dalla polizia, i mezzi hanno attraversato via Segni, davanti all’ospedale, fin giù alla rotatoria per poi tornare indietro. La protesta degli autotrasportatori ha causato qualche disagio al traffico, deviato su percorsi alternativi. Lo stesso è accaduto a Tossilo, altro importante snodo del centro Sardegna. Gli autisti, una settantina provenienti da Marghine, Meilogu, Guilcer e Alto oristanese, si sono riuniti in presidio prima delle otto. E quando a metà mattina alcuni tir si sono messi in marcia verso Campeda, per tornare alla base dopo due ore e mezza, gli altri sono rimasti fermi lungo il raccordo della statale 131. «I rallentamenti causano problemi agli automobilisti, ma stiamo manifestando in nome del popolo sardo – sottolinea il portavoce, Alessandro Musiu di Abbasanta –. L’aumento di carburante, energia e gas si ripercuote sulle famiglie, comprese le nostre. Non siamo disposti a subire questa ingiustizia. Alcuni di noi – prosegue – trascorreranno le notti a bordo dei veicoli. Sciopereremo a oltranza. Fino a quando non verremo ascoltati». «Il comparto è in ginocchio. Se lo Stato non toglierà le accise sul gasolio e la Regione non si batterà per ottenere la continuità territoriale commerciale, a breve saremo tutti costretti a licenziare o a dichiarare fallimento», aggiunge Mario Manconi di Bolotana. Nel lungo elenco dei rincari figurano anche gli pneumatici, il cui costo è salito di 70 euro negli ultimi due mesi, e il gasolio “adblue” passato da €0.36 a €1.20. «Per non parlare del prezzo dei biglietti della nave – aggiunge Mauro Cappai di Silanus. La tratta Livorno-Olbia, andata e ritorno, costa €300 in più».

Qui Olbia. All’Isola Bianca i tir sono una presenza quotidiana. Normalmente sono in movimento, in attesa di salire sui traghetti. Ieri mattina, tir, motrici, semirimorchi erano fermi, in una fila lunghissima, con la cabina in direzione della città. Qualcuno era arrivato dalla sera precedente. Loro, i camionisti autonomi, uomini e donne titolari di piccole aziende di trasporto, anche quelli che lavorano a contratto per alcune delle grandi flotte del settore, erano vicini ai loro mezzi a spiegare la loro disperazione e la loro rabbia: «Con il gasolio a 2,35 euro non ci resta niente. Se fai un trasporto da qui a Cagliari, a Oristano hai finito il tuo guadagno e il resto del viaggio lo fai a tue spese in perdita». Ma non c’è solo il gasolio il cui prezzo è esploso con l’invasione russa dell’Ucraina: «Abbiamo necessità di tabelle che ci facciano viaggiare con tranquillità, non sotto costo». Tagliare le accise, ma subito non domani: questa la richiesta ripetuta per tutta la giornata e indirizzata al governo e alla Regione. Con la sensazione di essere stati abbandonati e l’idea di andare avanti con la protesta a oltranza: «Durante la pandemia eravamo gli unici a viaggiare per garantire l’approvvigionamento di merci e medicinali, correndo rischi e magari senza neanche trovare un posto dove mangiare. Ora lo Stato ci ha girato le spalle». Nel pomeriggio a passo lento il corteo dei camion ha percorso le vie principali della città.

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