Stagione da record in arrivo: l’isola verso il tutto esaurito
Crescono le presenze turistiche nei mesi di giugno, luglio e settembre. Di Gangi (Fare): «Investire su servizi per gestire al meglio i flussi turistici»
Sassari Le previsioni per l’estate in Sardegna parlano chiaro: l’isola si prepara a un’altra stagione da record sul fronte turistico. «Registriamo una crescita delle presenze turistiche nei mesi di giugno, luglio e settembre, mentre agosto segna a grandi linee i risultati dello scorso anno» spiega Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi. Il merito è senza dubbio di una promozione capillare del territorio sui mercati internazionali e sui social network, dei voli low cost, e di un aumento significativo degli eventi estivi.
A trainare la crescita è anche il turismo straniero, specialmente nelle località galluresi e del nord della Sardegna. Tanti i visitatori europei, ma bene anche il mercato interno, con una domanda costante da parte degli italiani. Agosto rimane l’unico mese a non aver registrato un incremento in confronto al 2024, probabilmente a causa delle politiche di destagionalizzazione e della voglia sempre più crescente, da parte dei turisti stranieri, di scegliere mete meno affollate nei mesi di punta. I segnali però, erano chiari già dalla primavera che ha registrato un 10% in più in confronto allo scorso anno: voli in overbooking, strutture ricettive piene picchi di ricerca su piattaforme come Airbnb e Booking. Dalla Pasqua “alta” con il ponte 25 aprile - 1° maggio, al bel tempo generalizzato, tutti elementi che hanno permesso di avviare la stagione turistica già alla fine di aprile, con un anticipo notevole rispetto agli anni scorsi. Si va dunque verso un ritorno ai dati pre - Covid, quando c’era stato un azzeramento praticamente totale delle prenotazioni.
«Per adesso siamo ottimisti – spiega Marco Di Gangi, responsabile regionale della Fare, Federazione delle Associazioni della Ricettività Extralberghiera -, i dati sono ancora parziali e dobbiamo attendere ancora, ma per adesso giugno, luglio e agosto promettono bene». Ma se da un lato l’economia locale brinda, dall’altro crescono le preoccupazioni per la sostenibilità di un modello sempre più sotto pressione. È l’overtourism il rovescio della medaglia: ristoranti pieni a tutte le ore, strade invase da trolley rumorosi e centri storici trasformati in teatri viventi dove i residenti diventano comparse di un copione scritto altrove. Nelle località di mare come Alghero poi, lo spettacolo è sempre lo stesso, tra spiagge affollate già dalle otto del mattino e code infinite per parcheggiare.
«Il problema – spiega Di Gangi – sta solo nei piccoli centri con pochi residenti come Santa Teresa di Gallura, che d’estate vengono invasi. Ma lì il tema non è il numero di visitatori, bensì la mancanza di servizi adeguati». Dall’altra parte, Manca, di Federalberghi, non usa giri di parole: «In Sardegna non c’è overtourism, ma concentrazioni insostenibili in alcune aree e in alcuni periodi dell’anno». Secondo Manca uno dei problemi è l’eccesso di offerta extralberghiera, che ha stravolto l’equilibrio del mercato. «Si stanno riconvertendo seconde case – spesso non di sardi – in attività redditizie, senza che ci sia un vero controllo. E il risultato è che si specula sul territorio senza restituire nulla ai sardi».
Secondo i dati della Regione, l’alberghiero conta circa 100mila posti letto, l’extralberghiero 280mila circa. «Eppure - denuncia Manca - non pagano la stessa Tari e spesso creano lavoro irregolare, magari pagando in nero chi si occupa della pulizia delle stanze. Negli hotel invece, – conclude Manca – ci sono decine di migliaia di lavoratori assunti regolarmente. Basta con il check-in remoto, basta col far west». Secondo Di Gangi la risposta non può essere criminalizzare chi affitta case ai turisti: «Non si può accusare l’extralberghiero di essere il colpevole di tutto. Da anni combattiamo l’abusivismo, abbiamo sostenuto l’introduzione del CIN, il codice identificativo nazionale, proprio per garantire trasparenza e legalità».