La Nuova Sardegna

Sassari

Il Comune mette ordine nel suo patrimonio

Il Comune mette ordine nel suo patrimonio

Il censimento immobiliare svela situazioni irregolari, tra contratti mai aggiornati e abusivi. L’obiettivo è far fruttare il capitale di 90 milioni ma in arrivo ci sono cause e contenziosi. La famiglia Rossetti chiede un rimborso per la custodia degli antichi gioielli della famiglia Tomè

10 settembre 2008
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Sassari. Dei pezzi più pregiati il Comune non sa che farsene. La Soprintendenza ha messo i paletti su un paio di appartamenti in piazza Azuni: sono intoccabili, impensabile cederli in affitto. Verranno messi in vendita, prima o poi, insieme a un lungo elenco di alloggi e a un altro, più striminzito, di attività commerciali. Sono pochi, in realtà, i beni di valore storico e architettonico all’interno del patrimonio di Palazzo Ducale. Dei 1856 immobili censiti, oltre 1400 sono case popolari. Il tesoretto, comunque, è notevole. Circa 90 milioni di euro, compresi i 1246 ettari di terreni. L’obiettivo è fare fruttare il capitale. Prima, però, bisognerà risolvere qualche contenzioso. Tra contratti vecchi da aggiornare e richieste di risarcimenti, ci sarà lavoro anche per i tribunali.

Contratti vecchi. Quella dei contratti è la matassa più intricata da sbrogliare. In particolare quelli ex Ipab: l’istituto di pubblica assistenza e beneficienza li aveva stipulati senza prevedere l’adeguamento Istat. Così si scopre che chi pagava 200mila lire nel 1988, ha continuato a sborsare 100 euro al mese sino all’anno scorso. Ora il Comune batte cassa, riadeguando gli importi ma tenendo conto anche delle migliorie apportate dai locatari. Che, specialmente per quanto riguarda i negozi, hanno trasformato tuguri umidi e malsani in locali più che dignitosi. Gli immobili ex Ipab sono 61, la maggior parte abitazioni sparpagliate nel centro storico e tra via Monte Grappa e via dei Mille. In alcuni casi, il contratto risale al 1988. Il rinnovo sarà una bella botta per i conti in banca degli affittuari. Ma se per loro il pregresso ovviamente non conta, Palazzo Ducale potrebbe essere obbligato a restituire soldi percepiti ingiustamente.

Il caso Rossetti. È un pezzo di storia della città. La gioielleria-argenteria Rossetti in piazza Azuni è un’istituzione. I locali sono interamente di proprietà della famiglia eccetto una piccola parte che appartiene al Comune. Quello che in origine era un minuscolo magazzino, è stato trasformato in uno spazio espositivo. Pochi metri quadri adibiti a vetrina per i quali Palazzo Ducale percepisce un canone d’affitto. L’importo è stato rivalutato in occasione del censimento. Ma il proprietario della gioielleria ha fatto scattare la controrichiesta. Racconta di uno scambio di appartamenti risalente a parecchi anni fa con la famiglia Tomè. Entrambi concessi in affitto, per alcuni anni il Comune ha incassato il canone che spettava alla famiglia Rossetti. L’assessore al Patrimonio, Michele Malanga, conferma: «È successo nella fase del passaggio dei beni della fondazione Tomè. Ora Rossetti chiede di quantificare il pregresso». Trattandosi di una storia molto vecchia, la somma potrebbe essere discreta.

I gioielli di Tomè. Ancora la famiglia Rossetti protagonista di un’altra vicenda curiosa venuta fuori in occasione del censimento. Il titolare della gioielleria per diversi anni ha conservato alcuni gioielli di grande valore affidatagli dal capostipite dei Tomè. Poi, con il passaggio delle proprietà, li ha ceduti al Comune. Oggi, però, chiede un rimborso adeguato per la custodia dei preziosi. Il contenzioso è aperto, ma l’assessore Malanga tira fuori una vecchia delibera del consiglio comunale dalla quale «risulta che Rossetti non può avanzare pretese di tipo economico». Il palazzo al Corso. All’altezza dell’incrocio con via Cesare Battisti c’è un edificio ex Ipab. Il primo piano è vincolato dalla Soprintendenza, al piano terra c’è un negozio della famiglia Fanari. «Che ha trasformato i locali - dice Malanga - con grossi investimenti di denaro». Il portone accanto ospita la sezione arbitri di Sassari. Fanari paga un affitto di 1536 euro, sino all’anno scorso ne sborsava circa 1300. L’edificio, dice il piano delle dismissioni, non è in vendita.

I beni da dismettere. L’incasso previsto è di quattro milioni e mezzo di euro entro il 2010. Il piano delle dismissioni del patrimonio ex Ipab ed Erp è stato approvato dal consiglio comunale nel gennaio scorso. Tanti gli alloggi popolari in vendita ma anche locali storici della città e dintorni. Entro l’anno sarà pronto il bando per il ristorante Ernesto a Platamona, che vale 699mila euro. Più o meno il doppio rispetto al bar Aroni, in piazza Santa Maria: gli attuali affittuari dicono che saranno i primi a presentare l’offerta. Già venduto, invece, l’ex bar Campari in piazza Mercato. Ad aggiudicarselo è stato un ex bancario per 300mila euro. Presto dovrebbero iniziare i lavori di ristrutturazione, nel frattempo all’esterno rimane l’insegna “pasticceria siciliana”. È l’unica traccia lasciata dai precedenti inquilini che nel 2006 si dileguarono. Quando i tecnici del Comune andarono a vedere che cosa fosse successo, rimasero a bocca aperta di fronte alle celle frigo zeppe di dolci e di liquori. I siciliani sparirono dal giorno alla notte, probabilmente per sfuggire a fornitori non pagati e molto arrabbiati.
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