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La Regione va alla guerra contro la nuova influenza senza nessun virologo

Roberto Morini
Antonina Dolei
Antonina Dolei

Antonina Dolei: da aprile nell’isola siamo noi a occuparci del virus A H1N1

04 settembre 2009
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SASSARI. La colpa, probabilmente, è tutta della fretta. L'assessore regionale alla Sanità, in forte ritardo rispetto alle altre Regioni italiane, il 23 luglio in seguito alla crescita dell'allarme per l'influenza A si era deciso finalmente a istituire il comitato pandemico regionale. Ma quel comitato, sembra, è nato zoppo: «Non vedo nessun virologo», ha infatti commentato a caldo Antonina Dolei, virologa appunto - meglio: professore ordinario di virologia a Sassari - ma soprattutto a capo del gruppo sardo che fa parte della rete Influnet dell'Istituto superiore di sanità, la struttura che in tutti questi mesi si è fatta carico di intervenire su tutti i casi sospetti di influenza A H1N1, curando le analisi, le diagnosi, le statistiche. Dolei, scoprendo dalla Nuova Sardegna la composizione del comitato pandemico - evidentemente dalla Regione nessuno aveva pensato di informarla - ha alzato il telefono e ha chiamato l'assessorato. Ottenendo qualche scusa e qualche generico impegno a coinvolgere la sua struttura nei prossimi appuntamenti operativi.

Ma Antonina Dolei non sembra particolarmente soddisfatta. Rivendica il lavoro fatto da 12 anni con il gruppo di virologia, «che - spiega - opera nel dipartimento di scienze biomediche dell'università di Sassari. E soprattutto è specificamente addestrato e certificato per operare in un piano pandemico nazionale, per la diagnostica molecolare fine e virologica classica dei ceppi influenzali nuovi e stagionali, con capacità di risposta in poche ore». Ricostruisce questi ultimi mesi di intensa attività, di vigilanza sette giorni su sette per l'influenza A. «Il nostro gruppo Influnet-Sardegna - racconta - è stato allertato fin dal 24 aprile, quando ho avuto notizia dell'allerta pre-pandemico per il nuovo virus influenzale, a causa della segnalazione di focolai epidemici di influenza «suina» con elevata mortalità in Messico e negli Stati Uniti».

Ricorda il primo caso sardo. «Era il primo maggio. In turno quel giorno c'era la più giovane della nostra squadra, Elena Uleri». Giovane laureata precaria come gli altri tre volontari che hanno garantito il funzionamento della struttura: Alessandra Mei, Giuseppe Mameli e Luciana Poddighe. Nel laboratorio presidiato da Elena Uleri, dunque, la mattina di quel giorno di festa per tutti gli altri lavoratori arrivò il campione di sangue del primo caso sospetto. «Furono necessarie otto ore di lavoro per analizzare quel campione e scoprire che non si trattava di nuova influenza - ricorda Antonina Dolei - e da allora ne abbiamo alnalizzati in tutto 52, provenienti da tutta la Sardegna, di cui solo 12 positivi per la nuova influenza, i cui isolati molecolari sono stati inviati all'Istituto superiore di sanità per verificare l'eventuale insorgenza di mutazioni del virus».

Dolei vuole fare il punto: «È ormai il quinto mese che il nostro laboratorio lavora incessantemente, dopo aver messo a punto le metodologie secondo le successive indicazioni che man mano arrivavano dall'Istituto superiore di sanità, gestendo completamente la situazione. Ci siamo occupati del coordinamento con i diversi reparti, con le diverse Asl sarde, di processare i campioni clinici in tempio celeri, dell'intera procedura burocratica per le segnalazione dei casi, della divulgazione di informazioni pratiche, scientifiche e burocratiche a colleghi, cittadini e stampa. A partire da quel primo articolo della Nuova Sardegna, il 26 aprile, prontamente inserito dalla Regione sul proprio sito per poter dire che in Sardegna si era all'avanguardia, prontissimi ad affrontare l'emergenza che si preparava». Come dire: non possono negare di conoscere la nostra esistenza. Eppure è andata proprio così: «Sembra - è la conclusione desolante della virologa - che nella istituzione del comitato pandemico regionale la Regione Sardegna non abbia avuto cognizione delle competenze certificate e della realtà operativa del nostro gruppo, che è l'unico in Sardegna ad avere competenze diagnostiche specifiche».
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