La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, gruppo di artistitenta blitz all'ex questura

Il blitz nello stabile di via Coppino di proprietà della Provincia per protestare contro la mancanza di spazi culturali. Artisti fermati dagli agenti della Digos, già sul posto. I promotori dell'iniziativa: "Da 5 anni aspettiamo che a Sassari nasca un Centro di arte contemporanea"

22 maggio 2010
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SASSARI. Da luogo di controllo e repressione a struttura a servizio della cultura. Ieri un gruppo di artisti ha tentato l’occupazione della vecchia questura. Un piano bloccato dagli agenti della Digos che alle 8.30, si sono fatti trovare a presidio del luogo dove era stato programmato il blitz. In prima linea Leonardo Boscani, Pastorino e Massino Mele, portavoce degli artisti che chiedono spazi in cui organizzarsi, svolgere la propria attività, realizzare punti di incontro e confronto.

"Da 5 anni aspettiamo che a Sassari nasca un Centro di arte contemporanea - dice Leonardo Boscani - e molti di noi per questo sono rientrati in città dopo aver fatto esperienze importanti all’estero e nella speranza di riuscire a dare impulso a un coordinamento che metta insieme i soggetti che si occupano di cultura e di arte, dalla musica alla scrittura, dalle arti visive al teatro". L’occupazione fallita non ha impedito altre azioni simboliche: sulla porta di ingresso la vetrofania 'Vu Vulà, agenzia di viaggi clandestini', e poi la pulizia delle scale e delle porte esterne, Boscani che si arrampica come un gatto fino al terrazzo, al primo piano, per fissare uno striscione e viene bloccato portato via dai poliziotti.

Le porte della struttura che fino alla fine del 2007 ha ospitato la polizia, in via Coppino, sono chiuse da oltre due anni, quando la sede è stata trasferita nel quartiere di Monte Rosello. Uno stabile inutilizzato, la facciata grigia già segnata dall’incuria e dai vandali. Gli artisti della città chiedono che quello stabile, di proprietà della Provincia, sia messo a disposizione come spazio culturale realmente aperto al pubblico. Che significa, spiega Massimo Mele, "che quelle centinaia di metri quadri possano essere utilizzate dagli artisti ma anche come spazi di aggregazione e incontro. Perché sappiamo bene - aggiunge - che produzione e crescita culturale sono frutto proprio delle occasioni di incontro e confronto".

Un progetto di utilizzo che calzerebbe alla perfezione con quanto dichiarato a marzo del 2008 dall’allora assessore provinciale al Patrimonio, bastianino Sanna, subito dopo la ricognizione degli immobili di proprietà dell’amministrazione provinciale. "La possibilità di intervenire sugli immobili - disse allora - è per noi la possibilità di avviare processi di sviluppo economico e sociale". Ma due anni fa si parlò anche di vendita dell’edificio che, insieme a quello dell’ex provveditorato agli studi ha un valore sei milioni e mezzo di euro. E la Provincia, pronta a fare cassa, aveva pensato alla dismissione.
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