La Nuova Sardegna

Sassari

Nuoro, legano le titolari e rapinano il compro oro

Il bottino del colpo messo a segno nella serata di ieri è di 5mila euro. Imalviventi hanno costretto titolare e una dipendente ad aprire la cassaforte

14 aprile 2012
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NUORO. Pistola in pugno, volto scoperto, aria giovane e accento sardo. Gente che ancora passeggia, nel cuore del centro. Pochi minuti, nessuna violenza, la solita frase: «siamo disoccupati» a sottolineare un copione che a Nuoro sta diventando tristemente familiare: è la terza rapina in poco più di un mese. Questa volta nel mirino è finito il negozio “A peso d’oro” in via XX Settembre, traversa di corso Garibaldi, a pochi metri da due gioiellerie, con di fronte e affianco negozi e ambulatori aperti. Tutto intorno alle 18 di ieri: un ragazzo, a volto scoperto, suona il campanello per farsi aprire la porta antisfondamento del franchising che acquista oro e preziosi. Dentro ci sono la moglie del titolare e una dipendente.

Il titolare si è allontanato da un’oretta, è nella vicina orologeria, parlando d’affari. Come scatta l’apertura della porta al primo ragazzo se ne aggiunge un altro, impugna una pistola, cuffia e occhiali da sole a mascherargli appena il viso. I due sono risoluti, dicono alle donne di andare sul retro, dove c’è la cassaforte. Strappano il monitor delle telecamere a circuito chiuso (due sulla strada e due all’interno puntate sulla porta d’ingresso), pensando di rompere l’apparecchio. Si fanno consegnare la chiavi, aprono la cassaforte e la svuotano, portando via una cifra da quantificare, ma che si dovrebbe aggirare attorno ai 5mila euro.

Mentre uno svuota la cassaforte l’altro lega le due donne nel disimpegno sul retro, e le minaccia: «State zitte, ci diceva – ricorda la dipendente – non provate a inseguirci, tanto è inutile. Non provate a reagire o vi facciamo male. Uno aveva una pistola, ma non sono stati violenti. E io gli ho chiesto perché lo stavano facendo, chi glielo faceva fare a rischiare tanto. Loro mi hanno detto “siamo disoccupati, mi dispiace”». I due ripuliscono la cassaforte, prendono i telefonini delle donne, poggiati sul bancone, e li fracassano per terra. E poi vanno via, camminando come se niente fosse. E facendo perdere le proprie tracce nelle vie del centro storico. Le due donne lottano per liberarsi, la titolare ha messo i polsi in una maniera particolare, ripiegati verso l’interno, e i ladri non sono riusciti a stringere troppo le corde. I minuti necessari a scioglierle sono comunque preziosi per i due rapinatori, che spariscono nel nulla. Probabilmente raccolti da una macchina che li aspettava fuori dal reticolo delle vie storiche di Nuoro.

Le donne chiamano immediatamente aiuto. Sul posto arrivano gli uomini delle Volanti, guidate da Mauro Bernacchia, e gli agenti della scientifica. Il pensiero va immediatamente al colpo al Banco di Sardegna, venerdì scorso. E a quello del Monte dei Paschi a febbraio, anche lì ragazzi, praticamente a volto scoperto. Abbastanza sfrontati da agire in pieno giorno, e in vie trafficate. Immediatamente tutti vanno a vedere la registrazione. E qui la brutta sorpresa: il segnale è misteriosamente saltato dalle 17.10 alle 18.30. Poco prima e poco dopo la rapina. Il tecnico chiamato dal gestore non sa dare una spiegazione, il monitor strappato non ha danneggiato nulla, ma manca un’ora di riprese. L’impianto viene preso in consegna dagli uomini della Mobile guidata da Fabrizio Mustaro: gli esperti proveranno stamattina a recuperare le immagini.

Dai primi rilievi non sembrano saltar fuori impronte. «Avevano dei guanti di pelle» ricorda una delle due donne. «E sono scappati dalla parte bassa della via – dice furioso il titolare del negozio – io ero a pochi metri, non li ho visti passare». Gli investigatori raccolgono le descrizioni dei ragazzi, e accompagnano le donne in questura per vedere le prime foto segnaletiche, e riordinare i ricordi. Di fronte al negozio sfilano uno dopo l’altro i commercianti della zona: «È impossibile, è incredibile, non si fermano di fronte a nulla – ripetono spaventati – poteva toccare a uno qualunque di noi. Cosa possiamo fare, cosa».

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