La Nuova Sardegna

Sassari

Gioielli, auto e vestiti. Così i beni pignorati finiscono all’asta

di Silvia Sanna
Gioielli, auto e vestiti. Così i beni pignorati finiscono all’asta

In aumento le vendite all’incanto per soddisfare le richieste dei creditori. Articoli di tutti i tipi nel deposito di Sassari

27 maggio 2012
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. In questa specie di outlet dall’aspetto dimesso, con il soffitto basso e la luce che tende al grigio, si mostrano agli sguardi i simboli di storie umane e professionali non andate per il verso giusto. Sono messi in fila ordinati, ognuno con il suo cartellino, i pegni lasciati da chi non ce la fa a onorare i debiti. Aziende soprattutto, negozi piccoli e grandi, ma anche privati cittadini. Che per saldare i conti con i creditori, un fornitore oppure una banca, si sono visti pignorare la cucina, la merce dagli scaffali, il furgone da lavoro o la moto appena uscita dalla fabbrica. L’Istituto vendite giudiziarie a Predda Niedda, l’area artigianale-commerciale di Sassari, è la penultima casa, sempre più affollata, di un lungo elenco di beni in cerca di un nuovo padrone: i soldi ricavati dalla vendita all’asta andranno ai creditori, che reclamano quello che gli spetta, e gli ex debitori dormiranno sonni tranquilli. Senza più il frigo o il vaso di cristallo, ma anche con un pensiero ingombrante in meno nella testa.

La merce. Esposti all’interno di una vetrinetta brillano diversi gioielli: anelli in oro bianco e giallo, arricchiti con zaffiri e rubini, girocollo con diamanti, spille e ciondoli antichi. Fa impressione vederli accanto agli espositori zeppi di giacche, abiti da sera, gonne e camicie. E di fronte, appoggiate sulle scatole di cartone, scarpe sportive: sono nuove fiammanti, la griffe è prestigiosa. Ci sono anche pannelli in legno, centrotavola, sedie e tavolini, scrivanie, pareti attrezzate, tappeti, cucine componibili, seghetti, tubi e materiale isolante. Di fronte a una specchiera ecco una Suzuki senza targa, le sue gomme non hanno mai sfiorato l’asfalto. All’esterno del capannone ci sono invece le auto usate, berline, station wagon e furgoni. Lontano da qui c’è tutto il resto: beni difficilmente trasportabili, perché ingombranti o dal montaggio complicato, oppure che richiedono cure particolari che il personale dell’Istituto vendite giudiziarie non potrebbe garantire. Per esempio la linea di macellazione bovini che può essere visionata dagli interessati in un paese del centro Sardegna, all’interno di un’azienda alle prese con qualche guaio finanziario. Oppure l’impianto di lavaggio per auto, ma anche lo stock di piante da frutto che in attesa di trovare un acquirente ricevono dosi generose di acqua e attenzioni dai loro proprietari.

I pignoramenti. La procedura parte su istanza del creditore che reclama un pagamento. Nei confronti del debitore viene emesso un decreto ingiuntivo e inizia la verifica sui beni di sua proprietà. Si parte dal conto corrente, poi si controllano titoli di credito e preziosi. Se quei serbatoi sono prosciugati o (come spesso accade) i conti bancari sono intestati a terze persone, si passa alle case o ai beni custoditi all’interno delle attività commerciali. Il pignoramento è proporzionale al debito: spesso è il debitore a proporre un determinato articolo, che viene periziato e affidato in custodia. All’Istituto vendite giudiziarie di Sassari arrivano i beni pignorati in provincia di Sassari e in quella di Nuoro. L’afflusso è continuo, assicura chi ci lavora, e negli ultimi tempi è aumentato.

Le offerte. Nel deposito non si va ad acquistare in maniera diretta. La sede è aperta al pubblico, il personale è a disposizione anche per accompagnare i clienti a visionare i beni custoditi dai proprietari. In tutti i casi, si guarda e basta. Il passaggio successivo è l’offerta, che si può presentare in tre modi: a mani proprie, per fax o mail, attraverso il sito internet dell’Istituto. Qualunque modalità si scelga, l’offerta deve pervenire entro le ore 13 del giorno precedente a quello fissato per l’asta.

L’asta. I passaggi generalmente sono tre, e l’ultimo è quasi sempre quello decisivo. Le aste si svolgono nella sala di Predda Niedda per i beni custoditi nel deposito, direttamente a casa dei proprietari o all’interno di aziende e negozi per quelli non trasportati all’Istituto. La prima asta generalmente va deserta, perché le offerte vanno presentate a partire dal prezzo pieno. Quasi mai, a meno che l’oggetto susciti un interesse talmente forte da avere paura di rischiare di perderlo, in questa prima fase arrivano offerte all’Istituto. In genere va meglio alla seconda asta, quando il prezzo iniziale è ribassato al 60 per cento. Ma è la terza l’asta determinante, oltre che la più partecipata. Il motivo è chiaro: si parte da zero, l’offerta è libera, vince chi gioca al rialzo. In questo modo si possono fare buoni affari ma spesso si rimane fregati: nella foga del momento, in mezzo alla sala gremita, capita di spingersi troppo oltre. E per non darla vinta agli avversari, esagerare con le offerte e spendere molto di più di quanto si sarebbe sborsato in un negozio per acquistare quel bene.

Gli acquirenti. Commercianti al dettaglio, grossisti, imprenditori, curiosi a caccia di occasioni, molte donne. La fauna è variegata, la sala sempre piena. A ogni asta tutta la merce va via. Ma il giorno successivo un nuovo carico è già pronto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative