La Nuova Sardegna

Sassari

Tetto di mille euro: dopo la doccia gelata esplode la bagarre

di Pinuccio Saba
Tetto di mille euro: dopo la doccia gelata esplode la bagarre

Operai dell’indotto infuriati dopo l’annuncio dell’Insar alla commissione comunale per la Reindustrializzazione

16 giugno 2012
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PORTO TORRES. Riunione carica di tensione, ieri mattina in commissione per la Reindustrializzazione, alla presenza dei cassintegrati dell’indotto e di Ambrogio Posadinu, responsabile dell’ex Insar. L’agenzia regionale dovrà tenere i corsi di riqualificazione professionale mirati al reimpiego dei lavoratori e all’erogazione di un’integrazione della cassa integrazione.

Un incontro che i lavoratori, da tempo fuoriusciti dal ciclo produttivo, attendevano con ansia per conoscere a che punto di applicazione fosse l’accordo stipulato a Cagliari dall’assessorato regionale all’Industria, le istituzioni del territorio, le organizzazioni sindacali e i dirigenti di Matrìca. È spettato proprio a Posadinu illustrare i passaggi burocratici del progetto di sostegno alla cassa integrazione, sottolineando che non tutti i lavoratori potranno essere reimpiegati nell’industria. Eventualità duramente contestata dai componenti della commissione che hanno ricordato gli impegni assunti dall’Eni quando venne dato il via libera al progetto sulla chimica verde che prevedeva anche l’immediato avvio delle bonifiche industriali. Ma la protesta dei lavoratori si è fatta più dura quando il consigliere Ivan Cermelli ha chiesto ad Ambrogio Posadinu se i mille euro dei quali aveva parlato poco prima il manager della Regione fosse il tetto massimo dell’integrazione o la somma complessiva fra cassa integrazione e sostegno regionale. «Quest’ultima», ha risposto laconicamente Posadinu.

Immediata è scattata la protesta dei lavoratori. In aula si è scatenato il finimondo e il presidente Carlo Cossu ha sospeso i lavori della commissione. Una volta tornata la calma, si è deciso di esaminare la delibera della giunta regionale che fissa il tetto massino dei mille euro. Tetto che peraltro, secondo il consigliere Davide Francesconi, l’amministrazione comunale attraverso propri progetti potrebbe superare fino ad arrivare a un salario complessivo quantomeno dignitoso. Ipotesi, questa, confermata dallo stesso Ambrogio Posadinu. Ipotesi che però allontanano i lavoratori dell’indotto dalla zona industriale, eventualità che secondo i consiglieri Gilda Usai e Pietro Madeddu deve essere scongiurata perché l’Eni non può abbandonare un territorio dopo averlo sfruttato e inquinato. Spetta quindi all’Eni trovare le soluzioni (tesi condivisa da tutti i consiglieri) magari avviando immediatamente gli interventi di bonifica industriale per i quali sono stati stanziati 530 milioni di euro.

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