La Nuova Sardegna

Sassari

il dramma di un allevatore

«Gregge distrutto, io in rovina Il Comune e l’Asl paghino»

di Pier Luigi Piredda
«Gregge distrutto, io in rovina Il Comune e l’Asl paghino»

SASSARI. Due infarti, un intervento al cuore, un ictus e una depressione che avanza di pari passo con le difficoltà che è costretto ad affrontare ogni giorno. Mentre attende con ansia un risarcimento...

24 giugno 2012
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SASSARI. Due infarti, un intervento al cuore, un ictus e una depressione che avanza di pari passo con le difficoltà che è costretto ad affrontare ogni giorno. Mentre attende con ansia un risarcimento che non arriva, che potrebbe restituirgli la speranza per il futuro. Ha fatto causa al Comune e all’Asl per vedere riconosciuti i suoi diritti, le perizie gli hanno sempre dato ragione, il danno quantificato si aggira attorno ai 450mila euro («ma mi accontenterei di molto meno, purchè sia...») ma finora a pagare è stato soltanto lui: in termini economici e di salute. Mario Testoni ha un’azienda agricola modello che si estende dalle colline di Calancoi, sfiora i verdi canaloni sulla Valle dei ciclamini, arriva fino alle falde di Monte Bianchino: periferia di Sassari, verso Osilo, tanto verde e colture foraggere. Una volta su quei terreni pascolavano centinaia di capi di bestiame, soprattutto pecore, ma anche qualche bovino. Al centro dell’azienda anche un minicaseificio per la produzione di formaggio e ricotta.

Poi è arrivata la lingua blu. Un’epidemia-maledizione che gli aveva quasi dimezzato il gregge: da oltre 700 pecore a poco più di 300. Nonostante tutto, Mario Testoni era riuscito a tirare avanti, pur tra mille sacrifici. Ma la mazzata per lui e la sua azienda era arrivata nel 2010, tra febbraio e marzo, sotto forma di una muta di cani randagi che per quattro volte avevano attaccato il suo gregge. Oltre 150 pecore sbranate, una decina moribonde, una cinquantina ferite e un’altra cinquantina che avevano abortito per la paura. Da quel momento, l’allevatore di Osilo è entrato in un tunnel buio, dal quale non è ancora uscito. Le pecore ferite non si sono più riprese e non hanno più prodotto una goccia di latte, quelle che avevano abortito per lo spavento dopo gli attacchi dei randagi hanno smesso di figliare e Mario Testoni, non avendo ancora ottenuto anche un solo euro di risarcimento, non ha potuto riformare il gregge, che così si trascina stancamente sui prati assolati e ormai quasi del tutto abbandonati. «Perchè non ho i soldi neppure per acquistare il gasolio per il trattore, mentre le banche sollecitano i pagamenti dei mutui e delle cambiali agrarie, i fornitori mi chiedono il saldo delle fatture per i mangimi e per tutte quelle altre poche provviste necessarie per tenere in vita l’azienda e l’Agenzia delle entrate ed Equitalia sono in agguato per recuperare i debiti che ho accumulato in questi due anni di passione – ha spiegato Mario Testoni – Mi vergogno anche a uscire di casa perché in vita mia non avevo mai avuto debiti e ora invece non sono in grado di far fronte a tutte le pendenze. Ma come faccio se non ho ancora ricevuto un euro di risarcimento? Dopo gli assalti dei randagi – ha ricordato con amarezza – qui in azienda erano venuti il sindaco Ganau, alcuni assessori, i dirigenti dell’Asl, i veterinari. Mi avevano dato solidarietà e garantito un intervento immediato a livello economico. Ma sono state solo promesse che con il tempo mi hanno rovinato l’esistenza – ha continuato l’allevatore di Osilo – Da allora ho avuto due infarti, un’operazione al cuore e un ictus, ma neppure un euro di risarcimento. Sono stato costretto a rivolgermi a uno studio legale (avvocato Rosalba Dalu, ndr) per fare causa al Comune di Sassari e all’Asl. Ho presentato dettagliate perizie per spiegare i danni che ho subìto. Non chiedo tanto – ha concluso quasi con le lacrime agli occhi – ma almeno la somma necessaria per pagare i debiti e rilanciare l’azienda. Se entro il 2012 non farò fronte ai pagamenti perderò il lavoro di una vita».

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