La Nuova Sardegna

Sassari

Truffa chihuahua, gli avvocati: «È tutto in regola»

di Nadia Cossu

SASSARI. L’indagine della Procura di Sassari va avanti dopo la denuncia presentata da tredici persone nei confronti dei due titolari del negozio “Amico Chihuahua” di Li Punti, indagati per frode in...

29 giugno 2012
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SASSARI. L’indagine della Procura di Sassari va avanti dopo la denuncia presentata da tredici persone nei confronti dei due titolari del negozio “Amico Chihuahua” di Li Punti, indagati per frode in commercio e maltrattamento di animali. Stando alle indagini dei carabinieri del Nas di Sassari – scattata in seguito alle numerose segnalazioni ricevute – i due commercianti avrebbero venduto cuccioli di cane, in particolare chihuahua, carlino, bouledouge francese, presentandoli ai clienti come esenti da malattie, sverminati e con il ciclo di vaccinazioni concluso «sebbene in realtà – secondo gli inquirenti – gli animali in alcuni casi soffrissero di gravi e diverse patologie». Cosa peraltro testimoniata – anche in questi ultimi giorni – dalle tante persone che sia ai carabinieri del Nas che sul web hanno raccontato la loro esperienza: cani acquistati in quel negozio e che dopo pochi giorni si ammalavano e dovevano essere sottoposti alle cure costose dei veterinari. Hanno anche denunciato anomalie nei passaporti dei cuccioli, in particolare per quanto riguarda la provenienza (secondo il Nas cani ungheresi venivano spacciati come italiani) e la reale età.

Ma Maria Claudia Pinna e Sergio Milia, gli avvocati che difendono gli indagati Francesca Urru e Sergio Grassi, sono sicuri che l’inchiesta alla fine sarà archiviata. Un primo passo, a loro dire, verso questo esito delle indagini sarebbe il dissequestro di quindici cuccioli e dei relativi documenti disposto proprio dal pubblico ministero Roberta Pischedda. A febbraio, infatti, i Nas avevano perquisito il negozio Amico Chihuahua di Li Punti e l’abitazione di Grassi e in quell’occasione avevano sequestrato quindici cani e tutti i passaporti. «A marzo, in fase di interrogatorio richiesto dalla Urru, era stata prodotta – spiegano i legali – la documentazione relativa ai cani, tra cui quella che attestava l’acquisto nell’allevamento italiano “Amicucci Alexander”di Lecce, la tracciabilità dell’anagrafe canina del ministero della Salute dalla quale risulta la provenienza del cane, l’iscrizione all’anagrafe canina italiana degli animali sequestrati». Secondo i Nas Grassi e Urru avrebbero «attivato un’attività economica come negozio di vendita di animali da compagnia senza essere in possesso del nullaosta rilasciato dall’autorità sanitaria». Ma i legali sostengono «che il nullaosta non è più richiesto» perché sarebbe sufficiente un’autocertificazione. Per quanto riguarda poi «l’accertamento dell’età del cucciolo» gli avvocati spiegano: «Svariata letteratura in merito afferma l’impossibilità di accertarla con precisione. Nemmeno l’analisi scheletrica può produrre certezze».

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