La Nuova Sardegna

Sassari

Dopo lo sfratto occupano il B&B

di Elena Laudante
Dopo lo sfratto occupano il B&B

Coppia con tre figli da 6 mesi nella dependance di un hotel. Il titolare porta il Comune dal giudice

02 luglio 2012
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di Elena Laudante

SASSARI

Sei mesi nella dependance di un albergo come le celebrità. Solo che il conto non l’ha ancora pagato nessuno. Eppure l’“occupazione” abusiva del piccolo alloggio, in un bed&breakfast di Platamona, da parte di un disoccupato con famiglia era iniziata su richiesta del Comune, come conseguenza di uno sfratto. A farne le spese oggi è il gestore del B&B Villa Smeralda, sulla Buddi Buddi, che da fine gennaio è costretto a destinare l’alloggio migliore - dependance con camera, bagno e cucina - a una famiglia ospitata, inizialmente, su richiesta dell’amministrazione. E che ci è rimasta, invece, senza pagare un euro. Inutile scrivere al Comune e rappresentare l’anomalia. La risposta è stata secca: «Nulla è dovuto».

La disavventura del gestore del B&B Antonio Felline inizia il 21 gennaio, quando il Comune accompagna da lui un disoccupato di 37 anni, con moglie incinta e due figli. Sono appena stati messi alla porta dal proprietario della loro abitazione perché morosi. I servizi sociali li sistemano nell’alberghetto di Platamona, come avvenuto in passato per altri senzacasa, in attesa di trovare posto in una struttura pubblica. Per dieci giorni tutto fila liscio, la famiglia disagiata ha un tetto sopra la testa per ripararsi dal grande freddo di gennaio a spese dei Servizi sociali, Felline incassa quanto gli spetta. A scadenza dell’accordo, il 31 gennaio, però nulla accade, a parte il fatto che gli ospiti non se ne vanno. Tre giorni dopo a Villa Smeranda arriva una lettera di tre righe dal settore Politiche sociali: «L’ospitalità per la famiglia presso la vostra struttura è cessata a far data dal 31 gennaio 2012. L’onere della permanenza - è la conclusione - oltre tale data non potrà essere garantito da questo settore. Distinti saluti».

Con la missiva in mano Felline va dal disoccupato e gli chiede di lasciare la dependance. Lui non ne vuole sapere, anzi lo prega di non infastidirlo. La sua vita scorre regolare: porta nell’alloggio occupato mobili, cucine, stufe e quant’altro, danneggiando infissi e muratura. E diventa padre per la terza volta. Ma l’alta stagione si avvicina, Villa Smeralda inizia ad avere ospiti paganti, e Felline è disperato. In Comune non ottiene spiegazioni e non può sfrattare gli sfrattati perché non ha alcun contratto con loro: il suo rapporto è con l’amministrazione. Allora si affida a due avvocati, Rita Vallebella e Franca Lendaro, che a fine maggio inviano una lettera agli uffici per sollecitare una reazione. «Il Comune è responsabile per quanto si sta verificando perché lo stesso era a conoscenza che la famiglia era solita attuare una siffatta condotta», si legge nella richiesta di intervento. Ancora silenzio. Fino a quando il 4 giugno la dirigente Chiara Salis spiega a Felline - in 12 dettagliati punti scritti nero su bianco - perché il Comune lo ha sostanzialmente scaricato. «Il servizio territoriale ha posto in essere tutte le procedure necessarie al fine del reperimento di idonea abitazione», ma ai diretti interessati quelle soluzioni non sono piaciute. Dunque, se la sbrighi Felline. Al quale la settimana scorsa non è rimasto altro che chiedere al giudice un provvedimento d’urgenza per obbligare il Comune a fare la sua parte.

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