La Nuova Sardegna

Sassari

L’ufficiale giudiziario chiude il Lido

di Nadia Cossu
L’ufficiale giudiziario chiude il Lido

Il terreno in cui sorge lo stabilimento era stato venduto all’asta. Ora l’acquirente «manda a casa» i vecchi proprietari

11 luglio 2012
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SASSARI. La prima certezza è che da oggi i cancelli del Lido di Sassari – sulla spiaggia di Platamona – sono chiusi. Chiuso il ristorante, chiuso il bar, il bazar, chiusi sala da ballo e bagni. Finiscono – almeno per il momento – diciotto anni di attività dei proprietari Manai e ventidue dipendenti vanno a casa. Tutto il resto riguarda una lunga vicenda giudiziaria che si può sintetizzare in quattro tappe fondamentali.

Nel 1995 la società Ssb realizza la struttura, con una prima autorizzazione all’installazione «di strutture precarie e teloni ombreggianti estivi a carattere stagionale». Poi si andò avanti con modifiche varie, ampliamenti, spostamento di fabbricati con un’altalena di pareri positivi e negativi.

Ad agosto del 2001 Gesuino Manai (società Isvit) acquista terreno e stabilimento al prezzo di un miliardo e 200 milioni di lire. Nel 2005 «il solo terreno viene pignorato», precisa l’avvocato Giuseppe Manca che assiste i Manai. Ma nel 2010, durante l’asta giudiziaria, il signor Luigi Guidi – farmacista e imprenditore originario di Pontedera – si aggiudica per 185mila euro «la piena proprietà del terreno che comprende – puntualizza invece il suo legale Gianfranco Benelli – anche gli immobili».

A maggio del 2011 l’istituto di vendita giudiziaria ordina l’esecuzione. «A fine estate dello scorso anno – spiegano Guidi e l’avvocato Benelli – il giudice aveva disposto una seconda consulenza tecnica d’ufficio. Nella prima infatti si era dato valore solo al terreno e infatti noi allora non rivendicammo la proprietà delle strutture. Ma la seconda Ctu stabilì che anche gli immobili, e non soltanto il terreno, rientravano nel pignoramento» e quindi erano a tutti gli effetti di proprietà del nuovo acquirente. «Peccato che lo scorso 3 luglio – sostiene l’avvocato Manca – sia intervenuto il Demanio a tracciare i confini e da questo sia emerso che al 90 per cento le strutture siano escluse dalla proprietà privata».

Due posizioni decisamente contrastanti. Da una parte i Manai che vedono perdere la loro attività costruita nel tempo con grandi sacrifici e che attraverso il loro avvocato presentano una denuncia in Procura sostenendo che si stia concretizzando «un’appropriazione indebita» in terreni che il demanio rivendica come propri (quelli dove appunto si trovano le strutture sequestrate ieri mattina). Dall’altra il nuovo proprietario Guidi che difende le proprie ragioni: «Ho partecipato a un’asta e ho comprato un bene pignorato perché ho presentato l’offerta più alta, non c’è niente di irregolare e mi sono anche autodenunciato al Demanio marittimo che valuterà se quelle strutture precarie siano o meno regolari». Perché va chiarito anche questo.

Non ultimo c’è da considerare l’aspetto più umano di tutta questa vicenda piuttosto ingarbugliata. In piena stagione turistica un’attività – che oramai costituiva l’unico punto di forza della movida estiva sassarese – chiude i battenti in un periodo cruciale e manda a casa proprietari e dipendenti. A questo proposito – a dire il vero – Luigi Guidi ha preso un impegno preciso. «L’iter burocratico è stato lunghissimo e non so quando potrò cominciare a lavorare. Una cosa è certa: se domani il Comune mi desse l’ok io ripartirei assumendo solo persone sassaresi. Questa è una promessa». L’impressione è però che questo “domani” non sarà così immediato. Potrebbe infatti essere convocata come prima cosa una conferenza di servizi considerato che sono diversi i soggetti interessati e poi eventualmente si deciderà quale sarà il destino del Lido di Sassari.

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