La Nuova Sardegna

Sassari

Minacce al sindaco di Bonorva: «Ma io non mollo»

di Gianni Bazzoni
Minacce al sindaco di Bonorva: «Ma io non mollo»

Proiettili e minacce per Gianmario Senes, contestato per le decisioni su un’area verde dove sinora ha regnato l’anarchia - VIDEO 

28 luglio 2012
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INVIATO A BONORVA. C’è un angolo di Far we st nelle campagne di Bonorva. Un parco di 700 ettari di proprietà pubblica dove la legge non può essere applicata manco dagli sceriffi. Quando i barracelli, l’ultima volta, sono capitati da quelle parti per un servizio di controllo, sono stati inseguiti da uomini a cavallo e minacciati con le roncole. Uno è riuscito a salvarsi tuffandosi in mezzo ai rovi. Quell’area verde, attraversata da ruscelli e impreziosita da un patrimonio archeologico straordinario, rischia di essere terra di nessuno. Gianmario Senes, sindaco di Bonorva, il 18 maggio ha emesso una ordinanza che dispone il divieto di transito e pascolo di bestiame all’interno del compendio Mariani. Un provvedimento adottato per tutelare i visitatori che, più di una volta, hanno rischiato di essere travolti dagli animali che pascolano abusivamente.

Senza legge. Tutto inutile. Lì, in quell’angolo dove la legge fa fatica ad affermarsi, ci sono degli allevatori che un giorno hanno sospinto una mandria di 200 capi, utilizzando il tracciato di un corso d’acqua che costeggia la tenuta comunale. È Far west, non ci sono regole. E allora può capitare che - a forza di fare finta di niente - i proiettili arrivino per posta, insieme alle minacce che confondono la situazione. Tanto che alla fine, un sindaco che si sente solo, abbandonato da uno Stato che fa solo presenza simbolica, si interroga su ciò che sta accadendo. Gianmario Senes è in prima linea, non ha paura ma tanta amarezza. Perchè si sente offeso come persona, come amministratore, come cittadino. La sua giornata comincia quando è ancora buio: sveglia alle 5, controllo della posta sull’iPad, rassegna stampa, lettura dei primi giornali, studio delle pratiche. Poi in ufficio, al primo piano del palazzo comunale, quasi sempre fino alle 15. La lettera. Il giorno dopo la lettera minatoria, accompagnata dai proiettili 7.65, si è alzato un po’ prima, alle 4. «È una situazione intollerabile, ma non mi tiro indietro. Resto al servizio della mia gente e del mio paese, un luogo straordinario, dove hanno fatto l’onore di eleggermi sindaco per due volte. Non posso tradire la fiducia». Sardo e bonorvese sino al midollo: «Non sono certo cresciuto a Oxford io, so quello che devo fare. E non voglio che qualcuno confonda l’educazione con la debolezza». Sindaco in trincea, con la consapevolezza che un piccolo paese può avere grandi problemi. Specie se lo Stato non ti risponde, ti lascia per lungo tempo ad aspettare. Così passa l’idea che l’illegalità si può insinuare, che arroganza e violenza possono diventare strumenti per sconfiggere chi crede nelle regole e lavora per affermare la democrazia.

L’ordinanza. «Ho fatto un’ordinanza – racconta Gianmario Senes – l’ho anche inviata alla procura della Repubblica di Sassari e alle forze dell’ordine. Non mi hanno mai detto che si tratta di un abuso, quindi se è valida deve essere fatta rispettare. Ma questo non avviene, quindi ci sono delle inadempienze che vanno perseguite». I barracelli, dopo quella brutta storia del 18 maggio, nel parco Mariani non ci vogliono più andare. Sono volontari, allevatori e pastori. E hanno paura per le loro aziende, così hanno deciso di sospendere la vigilanza.

La minaccia. Accade qualcosa di incredibile: il sindaco di Bonorva che ordina di liberare la tenuta Mariani per restituirla all’uso pubblico, viene preso di mira e accusato di tutelare chi la occupa abusivamente. Tanto che si arriva alle minacce, ai proiettili inviati per posta. Con quella frase macabra: «Mandali via entro il 15 agosto, altrimenti comincia a prepararti la tomba».

Tutto previsto. Gianmario Senes non vuole fare lo sceriffo, quello che sta accadendo in questi giorni l’aveva ampiamente previsto, tanto che aveva scritto le sue sensazioni un po’ a tutti i rappresentanti periferici dello Stato. «Numerose sono le lamentele, le proteste e le critiche di cittadini che accusano l’amministrazione comunale di immobilismo e di incapacità. La crisi economica e il numero elevato di disoccupati e di famiglie in difficoltà può determinare azioni incontrollate di protesta per il mancato utilizzo del compendio Mariani per fini pubblici». Con una annotazione finale, quasi profetica: «Come sindaco mi sento possibile bersaglio di eventuali reazioni (che velatamente si avvertono) da parte di chi periodicamente occupa abusivamente una proprietà comunale che - per le mie funzioni - ho il dovere di tutelare con tutti gli strumenti a disposizione».

I bonorvesi lo fermano per strada, soprattutto i giovani. Lo invitano ad andare avanti, gli ripetono che non è solo, anche se lo Stato non risponde. Centinaia le testimonianze di solidarietà, i telefoni squillano in continuazione. Lui risponde a tutti.

Resistere. Non si molla. Bonorva ha circa tremila abitanti, ma nel 1951 arrivava a 8mila. Ha metabolizzato in parte il sequestro di Titti Pinna sul quale resta ancora qualche pagina da scrivere. Ha un sindaco che non è spaventato ma indignato e chiede allo Stato «una risposta ferma». Lo fa anche come presidente del Gal (il Gruppo di azione locale) che raggruppa 35 comuni per 60mila abitanti, più della provincia dell’Ogliastra. L’ultimo indiano. Resta al suo posto Gianmario Senes, l’ultimo indiano, con la sua indennità che non arriva a 1300 euro. «Non cambio abitudini, continuo a fare quello che ho sempre fatto, che mi chiede la gente. Qui ci sono forze sane e oneste capaci di risollevare la testa, di rappresentare una speranza possibile».

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