La Nuova Sardegna

Sassari

Arrestato, ha un alibi di ferro: scarcerato

di Elena Laudante
 Arrestato, ha un alibi di ferro: scarcerato

Giuseppe Corraine, di Lula, era stato individuato dai carabinieri come l’autista del colpo fallito al Banco. Ma era a Siniscola

21 agosto 2012
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SASSARI. Alle 16 non avrebbe potuto essere a Pattada, a rapinare - benché senza successo - la filiale del Banco di Sardegna, semplicemente perché alle 16.32 era a Siniscola, ad inviare un fax dall’ufficio di un concessionario d’auto. Tra il luogo dell’assalto risalente al 6 agosto e il centro costiero del Nuorese corrono 78 chilometri di curve, che si coprono in oltre un’ora. Ecco perché il giudice per le indagini preliminari ha scarcerato Giuseppe Corraine, 32 anni di Lula, dipendente di un ingrosso carni, arrestato dai carabinieri l’11 agosto perché individuato come autista della banda del Banco, presa quasi in flagrante.

Corraine, assistito dall’avvocato Francesco Lai, era stato “individuato” pochi giorni dopo la rapina senza bottino, grazie ad un riconoscimento fotografico da parte degli stessi militari di Ozieri e Bitti arrivati davanti alla banca, il giorno del blitz fallito. Erano certi che fosse lui alla guida dell’auto che poi si era dileguata. Ma lui, Corraine, compaesano di uno dei tre finiti subito in manette, era a 78 chilometri di distanza. Almeno questo sembrano suggerire gli accertamenti successivi all’arresto, che hanno convinto il gip Antonello Spanu a scarcerarlo, sabato mattina, dopo aver trascorso la settimana di Ferragosto a San Sebastiano. Corraine è stato rimesso in libertà perché il suo alibi è stato ritenuto attendibile. L’avvocato Lai ha portato il fax inviato dall’impiegata della rivendita di auto al produttore di pezzi di ricambio. Un mese prima Corraine aveva comprato una Renault che già gli aveva dato problemi. Era ancora in garanzia e per sostituire un pezzo il pomeriggio del 6 agosto, era andato a chiedere l’intervento a Siniscola. Il fax e le testimonianze degli impiegati hanno fornito riscontro a quanto raccontato.

Il pomeriggio del 6 agosto scatta l’allarme in via Vittorio Emanuele, a Pattada. I carabinieri braccano tre ragazzi dentro l’agenzia: hanno già raccolto il bottino, 32mila euro, dopo l’irruzione con armi miste, una giocattolo e una vera. Hanno sequestrato impiegati e clienti prima di acchiappare il denaro, col quale sperano di scappare con l’auto del complice che li aspetta fuori. Ma quando arrivano i carabinieri l’autista scappa: i militari lo vedono, lo descrivono come giovane e a bordo di una Citroen C4, della quale prendono la targa. Ma lui riesce a fuggire, e loro si concentrano sui tre complici rimasti nell’agenzia, che vengono arrestati.

La faccia dell’autista, il quarto uomo, evidentemente resta impressa nella testa dei carabinieri, che si fanno aiutare dall’album dei fotosegnalati per alimentare la memoria. E dopo qualche giorno, sono certi di averlo individuato in Corraine, una tentata rapina sepolta nel passato, quando era poco più che un ragazzino. Altro elemento: è di Lula, come uno dei tre arrestati, che infatti non negherà di conoscere. La loro certezza induce il pm Carlo Scalas a chiedere la misura cautelare, disposta poi dal gip Carla Altieri, l’11 agosto.

Ma all’interrogatorio di garanzia, alla vigilia di Ferragosto, Corraine assicura di non avere nulla a che fare con il colpo, di conoscere uno dei tre arrestati semplicemente perché in un posto piccolo come Lula ci si conosce tutti. E descrive il suo alibi: «Alle 16 ero nell’ufficio della concessionaria dove ho comprato la macchina», assicura davanti al gip Spanu e al difensore, Lai. «Andate a controllare». E infatti i carabinieri sentono gli impiegati della rivendita di Siniscola, la cui testimonianza coincide con quanto indicato nel rapporto del fax inviato da quell’ufficio, davanti al trentenne: Corraine era a Siniscola. Ora è fuori dal carcere.

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