La Nuova Sardegna

Sassari

L’ippica è in crisi, i cavalli vincono

di Barbara Mastino
L’ippica è in crisi, i cavalli vincono

Al Palio di Siena ha trionfato l’anglo-arabo nato e cresciuto a Ozieri e l’allevatore dice: «I tagli non aiutano il settore»

21 agosto 2012
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OZIERI. La vittoria nel Palio dell’Assunta di Siena del cavallo Lo Specialista, anglo-arabo nato e cresciuto a Ozieri, è motivo d’orgoglio per il mondo dell’allevamento locale, ma è un sorriso amaro quello sulle labbra degli allevatori e proprietari ozieresi. Questo trionfo evidenzia infatti da un lato la validità del loro lavoro ma dall’altro segnala la crisi dell’ippica regolare, dove i cavalli hanno sempre meno spazi per crescere e migliorarsi e allevatori e proprietari non sono ripagati a sufficienza per l’impegno e le risorse profusi. Dopo la vittoria del cavallo per la Contrada del Montone con il fantino Jonatan Bartoletti detto Scompiglio, strette di mano e complimenti sono giunti all’allevatore ozierese Salvatore Farina, nella cui azienda di Fraigas il castrone baio è nato otto anni fa da Approache the Bench e Shamira, genitori di altri campioni negli ippodromi e nei palii. La sua storia è l’emblema di quella di tanti altri cavalli ozieresi - basta scorrere le liste dei partenti e delle pre-visite del Palio di Siena (e di altri) per leggere i nomi di tanti cavalli sardi - che spesso vengono “svenduti” (anche se non è il caso dello Specialista) perché allevatori e proprietari locali hanno sempre meno occasioni per valorizzarli. Il problema sono gli scarsi incentivi, ovvero il basso valore dei premi per allevatori e proprietari, che in Sardegna più che nel resto d’Italia è sempre più basso e cala con il diminuire dei montepremi. «Nell’ippica regolare - dice Salvatore Farina - perde anche chi vince: anche quando si vince, infatti, non sempre ci si ripaga le spese. Qui in Sardegna, poi, la situazione è ancora peggiore: qui i tagli sono arrivati prima che nel resto d’Italia. Basterebbe un investimento minimo in favore dell’ippica e degli sport equestri per incentivare l’allevamento e per evitare che noi allevatori siamo costretti a “disfarci” di cavalli che invece, magari, facendo un po’ di esperienza, porterebbero dei risultati. L’allevamento locale ha già le sue linee - conclude Farina, che nella sua azienda possiede anche una stazione di monta - per cui basterebbe poco per rilanciarlo». Complimenti a Salvatore Farina sono giunti anche dal presidente dell’associazione allevatori anglo arabo e derivati, che ha sede a Ozieri, Mario Cossu, che li estende «a tutti gli allevatori che continuano a ottenere risultati nelle corse regolari e tradizionali nonostante la grande crisi del settore equestre e ippico». «La speranza - dice Cossu - è che gli organi politici e tecnici del settore riprendano a considerare le corse regolari come la finalizzazione di un percorso di sacrifici che parte quando la fattrice viene fecondata e che prosegue per anni coinvolgendo un’ampia serie di attività produttive come l’industria, le arti e i mestieri, il terziario. Ringraziamo quanti continuano ad allevare e acquistare cavalli sportivi in questo periodo negativo, dimostrando attaccamento a un lavoro che richiede molto sacrificio. L’Anacaad continuerà a difendere a tutti i livelli gli interessi generali del comparto, che può funzionare solo all’interno di un sistema ben articolato».

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