La Nuova Sardegna

Sassari

Castelsardo, lascia una sedia sulla porta di casa: multata

di Nadia Cossu
Castelsardo, lascia una sedia sulla porta di casa: multata

Una donna chiamata a pagare 159 euro per occupazione abusiva di «circa un metro» di suolo pubblico. Ma la surreale vicenda, avvenuta in provincia di Sassari, ha radici che affondano in un caso di mobbing ai danni del figlio della donna

09 settembre 2012
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CASTELSARDO. Una sedia davanti all’uscio di casa. Non sul marciapiede ma sulla strada, come facevano – e ancora fanno – le donne anziane di paese. Quelle che realizzano i cesti intrecciati con la palma nana, per esempio, o che si ritrovano la sera a fare due chiacchiere al fresco e a raccontarsi le storie del passato. Una sedia lasciata lì che, evidentemente, dava fastidio a qualcuno. Tanto che la polizia municipale ha multato la presunta proprietaria (159 euro) perché «occupava il suolo pubblico di via dei Mille, tra il civico 42 e il civico 44 con una sedia senza la prescritta autorizzazione c/o concessione per metri quadri uno circa». Presunta proprietaria perché quando i vigili urbani sono arrivati in via dei Mille, a Castelsardo, sulla sedia non c’era nessuno. E infatti nel verbale di contestazione, alla voce “Il trasgressore dichiara”, si legge: «Assenza al momento dell’accertamento». Eppure i vigili sono andati a colpo sicuro. Voci di paese raccontano che la signora sanzionata lasci la sedia sulla strada per tenere occupato il parcheggio al figlio. E se realmente fosse così? Varrebbe davvero la pena multarla per occupazione di suolo pubblico?

La storia, che ha davvero dell’incredibile, risale allo scorso 13 luglio ma è stata notificata alla signora Anna qualche giorno fa. Immediata la decisione di opporsi alla contestazione davanti al giudice di pace attraverso gli avvocati Antonello Manconi e Vincenza Cirotto. La vicenda potrebbe anche chiudersi qui, occupazione di suolo pubblico senza la concessione: un metro quadro. «Circa». Ricorso al giudice di pace e attesa della sentenza. Ma la donna – va detto – a Castelsardo è conosciuta. Non è una persona “qualunque”: è la madre di un ex dipendente dell’ufficio anagrafe protagonista, negli ultimi tempi, di una vicenda piuttosto ingarbugliata: aveva fatto causa al Comune per mobbing verticale.

P.A.M., impiegato disabile, due anni fa aveva presentato ricorso al giudice del lavoro denunciando alcuni episodi gravi e delicati verificatisi – secondo la sua ricostruzione – fra l'estate e l'autunno del 2010: come la manomissione della propria cassettiera e del computer. Per questo fatto venne sentito, per sommarie informazioni, dai carabinieri della stazione di Castelsardo. A seguito di questo e altri episodi all'interno dell'ufficio comunale si sarebbe determinato «un clima di tensione creato dal dirigente nei confronti del suo subordinato – si legge nel ricorso – che evitava accuratamente di salutare rivolgendosi a lui solamente tramite altri colleghi». Una situazione pesante che aveva costretto l’uomo a chiedere il trasferimento ad altro incarico. Nel novembre del 2010 il Comune, con “provvedimento di mobilità interna” aveva trasferito il dipendente alla conduzione delle manutenzioni cimiteriali. «Costretto a stazionare all'interno di una stanza – aveva scritto il suo avvocato – senza servizi igienici, riscaldamento, con evidenti tracce di umidità e muffa, adibito di fatto a deposito attrezzi, senza svolgere alcuna mansione perché mai gli sono state comunicate le mansioni che avrebbe dovuto svolgere». Lo scorso maggio i consiglieri di opposizione con una mozione hanno proposto di dare mandato a sindaco e giunta «di rimuovere, entro e non oltre il 31 agosto, il dirigente dell'ufficio anagrafe dal ruolo di responsabile e che allo stesso venissero addebitate tutte le spese che il Comune aveva sostenuto e sosterrà, in caso di condanna definitiva e che si procedesse al più presto, affinché il dipendente A.M.P. venisse reinserito nell'organico dell'ufficio originario o assegnato, sempre entro agosto, ad un incarico dignitoso e conforme alla professionalità acquisita, con mansioni specifiche, certe e determinate».

La prima udienza, davanti al giudice del lavoro, prevista per il 19 luglio scorso, è stata rimandata al 21 settembre ma i consiglieri Christian Spezziga, Giovanni Pinna, Roberto Pinna, Samuele Fattaccio e Grazia Lorenzoni hanno proposto un intervento immediato chiedendo di porre ai voti una mozione risolutiva. Il sindaco Matteo Santoni, nel definire «scandalosa» la mozione presentata, si era rifiutato di commentare l’episodio sul quale sta ancora indagando la magistratura. «C'è una causa in corso – aveva detto – e stiamo acquisendo pareri legali per decidere se la mozione possa o meno essere discussa in consiglio comunale».

E in questa attesa estenuante di risposte, in un clima di ansia e di tensioni che questa famiglia vive ormai da anni, ecco la multa per occupazione di suolo pubblico. L’importo? 159 euro. E ci sono pure le sanzioni accessorie: «Il ripristino dello stato dei luoghi». Ossia: riportare la sedia dentro casa e lasciare libero il parcheggio.

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