La Nuova Sardegna

Sassari

Chimica verde, si comincia dai primi due impianti

di Pinuccio Saba
Chimica verde, si comincia dai primi due impianti

Firmato il contratto tra la Icom e Matrìca che consentirà di avviare i cantieri con le imprese sarde e assumere disoccupati. A disposizione 8 milioni di euro

06 ottobre 2012
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PORTO TORRES. Più che di una boccata di ossigeno l’impressione è che si tratti di un farmaco “salvavita” in grado di riportare serenità per decine di famiglie di disoccupati. Ieri è stato infatti firmato il contratto - fra la Icom (capofila) e Matrìca - del primo step per la costruzione dei primi due impianti per la chimica verde. Nei mesi scorsi erano stati avviati i lavori edili, che proseguiranno ancora per qualche tempo, ma cera grande attesa per le lavorazione metalmeccaniche. Attesa che durava da mesi, da quando la maggiora parte delle imprese che lavoravano nelle manutenzioni del petrolchimico avevano cominciato a licenziare o, nei casi più fortunati, mettere in cassa integrazione i propri dipendenti.

Ora è finalmente arrivato questo primo contratto per un importo di otto milioni di euro, che consentirà alla Icom ma anche alla aziende del subappalto Impresarda e Carpenterie Metalliche (le principali, certificate e qualificate) di avviare i cantieri e soprattutto chiamare al lavoro i tanti disoccupati del territorio.

A pieno regime gli occupati complessivi saranno oltre duecento per tutto il 2013 e, assicurano le tre aziende, la precedenza sarà data ai lavoratori della Sicmi. Saranno impiegate tutte le specializzazioni, dai saldatori ai tubisti, all’ingegneria meccanica. Ma anche autisti e gruisti (la Icom possiede un parco mezzi impressionante, compresa una gru da 500 tonnellate), lavoratori che si sono formati proprio all’interno dello stabilimento petrolchimico.

La firma di questo contratto, peraltro previsto all’interno dell’accordo di programma stipulato fra Matrìca e gli enti locali, non risolverà certamente il problema della disoccupazione, ma darà un po’ di respiro al settore che ha pagato il prezzo più alto sul fronte della crisi. Tecnici e operai saranno infatti impegnati nella costruzione di serbatoi, capannoni, grandi tubazioni e montaggio di quelle parti degli impianti realizzati al di fuori della Sardegna.

Pur se con qualche ritardo sulla tabella di marcia, il progetto per la chimica verde si fa sempre più concreto. Un progetto sul quale - è bene ricordarlo - occorre la massima vigilanza per non incappare in situazioni simili al ciclo del cloro. Anche se proprio la specificità delle produzioni, che avranno un contatto solo marginale con la chimica tradizionale, dovrebbero essere una garanzia visto che gli impianti lavoreranno materie prime di origine vegetale.

Ma questo potrebbe essere solo il primo di una serie di contratti fra Matrìca e le aziende del territorio o comunque insediate da anni nel Sassarese. Matrìca ha infatti già richiesto la presentazione delle offerte, o comunque delle manifestazioni di interesse, alle imprese per la realizzazione di cinque colonne d’estrazione (una parte degli impianti) e fra le imprese invitate a presentare la propria offerta c’è anche la Impresarda.

Sempre sul fronte dello stabilimento petrolchimico si attende adesso la valutazione delle offerte richieste stavolta da Sindyal ed Eni per quanto riguarda la bonifiche industriali. Un affare tantissimi milioni di euro, non ancora quantificati ma forse un miliardo, una torta che interessa non solo le aziende sarde ma anche quelle d’oltremare. Aziende che dovrebbero essere ammesse alla manifestazione di interesse voluta dall’Eni e che in un primo momento sembrava escludere completamente le imprese isolane. Come detto questi primi contratti non risolveranno la piaga della disoccupazione, ma rappresentano certamente una piccola luce in fondo al tunnel della crisi che ha devastato la Sardegna nord occidentale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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