La Nuova Sardegna

Sassari

Due indagati per aste giudiziarie alterate

di Elena Laudante
Due indagati per aste giudiziarie alterate

Sassari, un impiegato dell’Istituto vendite avrebbe passato informazioni riservate a un agente immobiliare. C’è un terzo sospettato

17 ottobre 2012
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SASSARI. Aste giudiziarie che potrebbero essere state alterate, condizionate. È questa l’ipotesi di reato che muove le indagini della procura della Repubblica di Sassari, da quasi un anno impegnata in una inchiesta delicatissima, coperta finora dal più stretto riserbo. Perché quello degli immobili all’incanto, case derivante da pignoramenti o fallimenti, è un ambiente nel quale circolano denari e in molti fanno affari d’oro. Forse – è il sospetto degli inquirenti sassaresi – non in modo del tutto cristallino.

Sul registro degli indagati del procuratore della Repubblica Roberto Saieva e del suo sostituto Giovanni Porcheddu ci sono almeno due nomi iscritti per l’ipotesi di concorso in turbativa d’asta. Ma gli indagati sarebbero almeno tre, numero forse destinato a crescere. Si tratta di un impiegato dell’Istituto vendite giudiziarie, che delle aste cura la pubblicità istituzionale e gestisce la locazione temporanea dei beni, e di un agente immobiliare. I due sono stati raggiunti da una richiesta di proroga delle indagini preliminari la scorsa primavera, proroga concessa al pm dal gip Carla Altieri e che vale come informazione di garanzia. Alla richiesta aveva fatto opposizione il difensore di uno dei due, l’avvocato Giuseppe Scarpa, ma il giudice preliminare ha evidentemente ritenuto opportuno altri accertamenti, che sono condotti dai carabinieri. Ma nel fascicolo di inchiesta ci sono già i verbali di numerosi testimoni sentiti dagli investigatori a proposito di acquisiti di immobili che avrebbero fatto all’asta, attraverso l’intermediazione dell’agente.

Il collegamento con l’impiegato dell’Ivg, almeno stando all’ipotesi investigativa, starebbe in alcune informazioni di carattere privilegiato che l’agente avrebbe ottenuto e che gli avrebbero consentito di aggiudicarsi beni di valore ai contenuti prezzi delle aste. Ma si tratta di una ipotesi che, al momento, non si è concretizzata in contestazione formale. Di certo, il rapporto tra i due riguarda anche la locazione di un ufficio, dove ha sede l’agenzia dell’indagato, immobile in parte gestito dall’Istituto, che si occupa proprio degli affitti di appartamenti o capannoni pignorati, in attesa che finiscano all’asta. In questo caso, l’agente avrebbe ottenuto in locazione una stanza comunicante con il suo ufficio (di sua proprietà). Anche su questo affidamento si concentrerebbero gli accertamenti dei militari dell’Arma.

Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno ascoltato i clienti dell’agente immobiliare per capire chi e come abbia acquistato case all’asta grazie alla sua intermediazione. E, ovviamente, grazie a quali canali. Nell’ufficio in questione gli investigatori hanno anche eseguito un sopralluogo, non è chiaro se per valutarne lo stato e la tipologia, oppure per acquisire documenti. Sul versante dell’Istituto vendite giudiziarie, l’inchiesta punta a chiarire i comportamento di un solo dipendente, finito nei guai qualche mese fa per una sorta di “malinteso” a proposito della pubblicità sul sito dell’asta che riguardava un determinato immobile. Quell’incanto era stato sospeso, e sulla pagina web era apparsa la notizia della sospensione. Ma poi la situazione era mutata: la vendita era stata riattivata, e qualcuno vi aveva partecipato. Eppure sul sito la notizia che l’asta era stata indetta di nuovo non era apparsa. A quel punto, in aula una delle parti interessate aveva fatto notare quella che potrebbe essere solo una dimenticanza. Ma da lì il caso è stato passato alla Procura, che poi ha mosso i suoi passi in altre direzioni. In questi mesi, però, diverse segnalazioni di presunte irregolarità nella gestione degli immobili sarebbero arrivate al terzo piano del palazzo di Giustizia. In molti sospettano che qualcosa, nel business delle aste, non funzioni a dovere.

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