La Nuova Sardegna

Sassari

dopo lo sciopero

Nord Sardegna in prima fila per rilanciare lo sviluppo

SASSARI. «Non finisce qui»: questa la frase conclusiva della grande manifestazione di piazza di Cgil, Cisl e Uil che ha aperto il fronte della protesta in previsione dello sciopero regionale del 24...

04 novembre 2012
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SASSARI. «Non finisce qui»: questa la frase conclusiva della grande manifestazione di piazza di Cgil, Cisl e Uil che ha aperto il fronte della protesta in previsione dello sciopero regionale del 24 novembre a Cagliari. Sassari si muove, ancora una volta, per prima, anche perchè gli effetti della crisi sono diventati insopportabili nel nord Sardegna. E i pochi progetti di sviluppo, gli investimenti per le infrastrutture, le opportunità per tentare la risalita, restano inspiegabilmente bloccati senza che Regione e Governo nazionale riescano a battere un colpo a favore del territorio.

La situazione è ormai a livelli di guardia, e non a caso viene monitorata continuamente anche dalla Prefettura che segue con preoccupazione le varie vicende. Il sistema del welfare - tra l’altro - non è più in grado di gestire le nuove povertà. L’allarme per le nuove emergenze sociali determinate dalla crisi economica è contenute negli appelli della Caritas e dei Servizi sociali dei Comuni (le persone che chiedono aiuto sono ormai a quota 35 per cento, contro il 24 per cento di tre anni fa) . In una condizione di emergenza simile, il nord Sardegna non è in grado si sopportare altri colpi, e invece il «brigantaggio» continua. Anche le poche cose rimaste, e difese con i denti, nel senso che le imprese sono state costrette a ridurre notevolmente le proprie offerte, fino a lavorare quasi in perdita, ora vengono cancellate nel disinteresse generale. Senza che nessuno riesca a preoccuparsi di ciò che potrà accadere da qui a dicembre in un territorio che ha perso tutto, l’autonomia e anche la dignità. Altro che federalismo.

I 10mila in piazza, il 26 ottobre all’Emiciclo Garibaldi, hanno gridato che c’è bisogno di un’altra economia, di una nuova politica. Ma soprattutto di lavoro, diritti e dignità. (g.b.)

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