La Nuova Sardegna

Sassari

«Patenti? Le divise facevano pubblicità alla mia agenzia»

«Patenti? Le divise facevano pubblicità alla mia agenzia»

SASSARI. «Non era solo Soggia a consigliare la mia agenzia, c’erano tantissimi esponenti delle forze dell’ordine che lo facevano. Polizia, carabinieri, stradale: in tanti avevano il mio biglietto da...

14 novembre 2012
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SASSARI. «Non era solo Soggia a consigliare la mia agenzia, c’erano tantissimi esponenti delle forze dell’ordine che lo facevano. Polizia, carabinieri, stradale: in tanti avevano il mio biglietto da visita». Così fan tutti, insomma. Lo ha rivelato senza tradire emozione uno dei testimoni a difesa nel processo al poliziotto accusato di aver chiesto 300 euro a un automobilista appena fermato, al quale aveva ritirato la patente perché alticcio. Lorenzo Luigi Soggia, 42 anni in forza alla Stradale (ora è sospeso) è imputato di tentata truffa aggravata, proprio perché aveva fatto credere - questa l’accusa - a Davide Barletta, l’automobilista, di poter riavere la patente entro un mese, ed evitare le conseguenze penali, rivolgendosi a «degli amici» che l’avrebbero aiutato con la sua intermediazione, per 300 euro. Uno di questi «amici» ieri era in aula proprio per tentare di scagionarlo. E ha parlato di una sorta di prassi. Cioè del fatto che «molte forze dell’ordine, quando fermavano qualcuno al quale veniva ritirata la patente, potevano consigliare la mia agenzia di pratiche per fare ricorso e curare gli aspetti legali». Angelo Contini, all’epoca dei fatti - 15 dicembre 2008 - era titolare della Sogepe (che oggi ha un altro proprietario), e curava appunto tutte le pratiche di chi perdeva punti sulla patente, oppure doveva farsi restituire la stessa licenza. Sarebbe stato lui, e non Soggia, a chiedere il conto all’automobilista, ma proprio in virtù di una regolare prestazione, cioè il ricorso per riottenere la patente. Su domanda dei difensori dell’agente, Pasqualino Federici e Loredana Martinez, Contini ha spiegato che quella del poliziotto che “consigliava” la sua agenzia all’automobilista in difficoltà era poco più che prassi. E ha fatto anche i nomi di varie divise che avrebbero avuto sempre a mente il suo biglietto da visita. Non è emerso, però, per quale motivo dei pubblici ufficiali si prendessero la briga di sponsorizzarlo, e mandargli clienti. Su Soggia, però, ha assicurato: «Sono stato io a chiedergli di dire al cliente che la pratica costava 300 euro». In sostanza, ha confermato quanto l’imputato aveva detto poco prima: «Non ho mai chiesto soldi a Barletta, gli stavo solo facendo un favore». Chiuso il dibattimento, la discussione davanti al giudice Marina Capitta è rinviata al 20 dicembre. Barletta è parte civile con l’avvocato Fabio Bruno. (e.l.)

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