La Nuova Sardegna

Sassari

Carta non truffò Tusacciu, ma la Figc

di Elena Laudante
Carta non truffò Tusacciu, ma la Figc

L’ex patron Torres assolto dall’accusa di aver raggirato il suo successore e condannato a 8 mesi per il caso Federcalcio

05 dicembre 2012
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SASSARI. La sentenza sancisce quanto emerso nel corso del dibattimento: nel passaggio di consegne delle quote della Torres Calcio, Rinaldo Carta non truffò il successore, Edoardo Tusacciu. Bensì, fece carte false (questa, almeno, l’accusa) per convincere la Federcalcio della bontà che aveva sufficienti soldi in banca per l’iscrizione al campionato 2005-2006. Formalmente, non era vero.

Questo fotografa il verdetto di primo grado emesso ieri dal Tribunale, presidente Pietro Fanile, a latere Elena Meloni e Salvatore Marinaro, che ha assolto con formula piena mister Sisa dall’accusa di aver raggirato l’imprenditore calangianese, parte civile con i legali Marco Palmieri e Anna Laura Vargiu. Ma gli ha inflitto 8 mesi di reclusione, pena sospesa, per aver invece truffato la Figc con il meccanismo delle contabili bancarie inviate per rappresentare una liquidità che in quel momento - luglio 2005 - non aveva, almeno non nel conto corrente. Escono dal processo senza conseguenze gli ex vice presidenti Torres querelati da Tusacciu, prima che questi ritirasse la denuncia. E infatti per Piero Mele e Massimo Balia i giudici hanno dichiarato il non luogo a procedere per remissione di querela dal reato di infedeltà patrimoniale. Mentre su Mele il collegio è entrato nel merito dell’accusa di truffa al patron della Plastwood, e ha assolto Mele con formula piena: perché il fatto non sussiste. Carta è stato scagionato completamente anche dall’accusa di aver addebitato alla Torres costi in realtà sostenuti dai genitori dei giocatori della società dilettantistica, Torres 2000. L’imputazione era di false fatturazioni, ma ogni accusa è caduta. Un risultato abbastanza distante dal quadro delineato dal pm Giovanni Porcheddu, ma in parte a causa della successiva remissione di querela di Tusacciu. Dopo la sue requisitoria, il pm aveva sollecitato una pena più aspra per Carta, 1 anno e 8 mesi, per truffa alla Figc, false fatturazioni e infedeltà patrimoniale (queste ultime due accuse cadute) ma si era detto convinto che Tusacciu non fu truffato.

Nessun gioco delle tre carte di Carta al successore, dunque. Nel gennaio 2006, dopo aver acquistato il 18 per cento delle quote per 600mila euro e sottoscritto una fideiussione (per un terzo, in solido con lo stesso Carta e Mele) da un milione e 80mila euro, Tusacciu lamentò una situazione economica più disastrata di quanto gli fosse stata presentata. Ma non c’è mai stata una perizia super partes sui bilanci 2003 e 2004, e nel corso del processo non è emersa la distanza tra apparenza e sostanza di quei conti. Di certo, agli incontri preliminari tra Tusacciu e Carta nei quali veniva discusso l’avvicendamento, Mele non partecipò, nel senso che non ebbe alcun ruolo in quella fase turbolenta, come hanno provato lui e i difensori, gli avvocati Gabriele Satta e Stefano Porcu. Per Balia, che era sospettato di essersi avvantaggiato del doppio ruolo di vice presidente Torres e sponsor (con la svalutazione di un suo debito), Tusacciu ha ritirato la querela, come per Mele. E Balia, difeso dall’avvocato Agostinangelo Marras, è stato scagionato. Per la truffa alla Figc Carta dovrà alla Federcalcio 5mila euro di provvisionale. Ma il reato arriverà in Appello già prescritto. E il processo, come i reati, a quel punto si sarà definitivamente estinto.

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