La Nuova Sardegna

Sassari

Senegalese aggredito e pestato a Sassari, otto indagati

di Elena Laudante
Senegalese aggredito e pestato a Sassari, otto indagati

Otto giovani sassaresi sono accusati di lesioni aggravate da discriminazione razziale: uno di loro parlò del raid su Facebook. Aggrediti anche due giovani che cercarono di aiutare l’africano

29 dicembre 2012
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SASSARI. Forse a rendere ancora più odioso il raid notturno contro un cittadino senegalese era stato il commento postato su Facebook, presumibilmente da uno dei suoi autori. Quasi l’urlo tribale di chi ha in mano lo scalpo della vittima: Uuuuuuuuuu operazione arancia meccanicaaaaaa. Nicola Pazzona, sassarese di 21 anni, lo aveva scritto sul suo profilo poco dopo la notte del 19 maggio, durante la quale un giovane ambulante era stato colpito a bottigliate, secondo la magistratura, solo a causa del colore della sua pelle.

Sul social network, Pazzona sembrava aver praticamente confessato (ora la sua pagina non esiste più), affibbiando un nome che rievoca violenza cieca e gratuita. E che ora, nel suo capo d’accusa, pesa come ulteriore aggravante: quella della “discriminazione razziale”.

La procura della Repubblica di Sassari ha chiuso le indagini sulla spedizione punitiva del 19 maggio, quella che in piazza d’Italia, il salotto buono della città, ebbe come vittima un immigrato dal Senegal colpito con bottiglie di vetro. Ad accerchiarlo, quasi all’angolo con via Roma, era stato un branco di ragazzini. Che poi si era scagliato contro due passanti intervenuti per difenderlo.

L’ambulante era riuscito a sfuggire a quell’odio settario, e il gruppo aveva allora preso di mira i due salvatori, un militare della Brigata Sassari e un commesso, che per quel gesto di impegno civile, oltre che di coraggio, si sono fatti un po’ di giorni d’ospedale, rispettivamente con un sopracciglio rotto e trauma cranico.

Oltre alle loro testimonianze, anche l’analisi delle videocamere di sicurezza da parte dei carabinieri ha consentito al pm Elisa Loris di individuare otto presunti aggressori. E poi Facebook ha fatto il resto. Sotto inchiesta per lesioni aggravate dai futili motivi, e appunto dalla discriminazione razziale, ci sono Pazzona, l’amico Daniele Salaris (19 anni), Paolo Dettori (22), Roberto Lella (21), Omar Pintus (21), Manuel Piras (22), Giovanni Fresi (19) e Gabriele Unali (24), tutti di Sassari, indagati in concorso per quelle botte alimentate probabilmente da furia razzista. Evento che poi «Pazzona e Salaris avevano presto orgogliosamente rievocato su Facebook», si legge nel capo d’accusa notificato da poco dal pm Loris.

Ora i ragazzi possono andare in Procura a spiegare la loro versione, quantomeno attenuare la lettura sull’aggravante della discriminazione razziale, magari provare che erano da un’altra parte. Nel caso di un eventuale processo a loro carico, il commesso e il militare si costituiranno parte civile con i legali Antonio Secci, Claudio Mastandrea e Salvatore Galleri. Non ci sarà la prima vittima, l’ambulante. Di lui si sono perse le tracce.

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