La Nuova Sardegna

Sassari

Mura fra i Giusti di Gerusalemme

di Emanuele Fancellu

Per ricordare il suo impegno la comunità ebraica di Roma ha piantumato dieci alberi in Terra Santa

05 gennaio 2013
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PORTO TORRES. «Pianterò nel deserto il cedro, l'acacia, il mirto e l'albero da olio», scrive nella Bibbia il Profeta Isaia nei versi 41.19. Una frase che ha trovato la sua applicazione pratica nel ricordo di Alberto Mura, cittadino illustre di Porto Torres, per la cui memoria sono stati piantati dieci alberi in Terra Santa su proposta della comunità ebraica di Roma. «Un giusto che ha dedicato la sua vita alla sicurezza dei suoi concittadini», la motivazione ufficiale.

Un privilegio, questo, riservato di solito a capi di stato - ebrei e cristiani, insieme, lo scorso ottobre hanno voluto piantare una foresta in memoria del cardinale Carlo Maria Martini -, alte personalità, uomini che hanno lasciato un segno tangibile nel loro passaggio sulla terra.

Un onore spettato anche ad Alberto Mura, comandante del distaccamento di polizia di frontiera di Porto Torres e organizzatore dei più grandi eventi sportivi che la città ricordi, fortemente voluto dalla comunità ebraica romana e realizzato attraverso il Keren Kayemeth LeIsrael, la più antica organizzazione ecologica del mondo - è infatti nata nel 1901 - che da allora ha piantato e curato oltre 240 milioni di alberi in Israele.

Alberto Mura, uomo dotato di straordinaria intelligenza e sensibilità, caratterizzate dalla genialità delle proprie idee, dalla lungimiranza, da uno sconfinato amore per Porto Torres, la sua famiglia e la boxe, e da una volontà fuori dal comune, lo scorso ottobre, a soli 54 anni, si è arreso ad una malattia incurabile, non senza avere strenuamente lottato in quello che, simbolicamente, è stato il suo ultimo e più difficile round.

L'idea di ricordarlo attraverso la piantumazione di dieci alberi nasce dal fatto che Renato, fratello maggiore di Alberto, contribuisce a curare la sicurezza della sinagoga di Roma, una delle più grandi d'Europa, all'interno della quale hanno avuto l'opportunità di apprezzare le doti umane di Alberto, riconosciuto come poliziotto che “stava a contatto con la gente".

«Ci hanno fatto una sorpresa, ci hanno regalato qualcosa che si riserva di solito a pochissime persone – commenta con gli occhi lucidi Renato Mura che prosegue–: la piantumazione è stata voluta dalla comunità ebraica di Roma che ha informato i referenti in Israele, i quali a Gerusalemme hanno piantato ben dieci alberi in ricordo di Alberto».

«Ogni volta Alberto ci sorprende, più si va avanti più si scopre la vastità delle relazioni, dei rapporti umani costruiti da mio fratello – afferma commosso ma con orgoglio l'ex sindaco Luciano Mura –. Ciò che ci ha sorpreso ed emozionato è che a proporre il riconoscimento sia stata la comunità ebraica, qualcosa che davvero non ci aspettavamo».

Il significato di questa piantumazione è altamente simbolico: attraverso gli alberi, infatti, Alberto continua a vivere. Gli alberi sono visibili in una apposita sezione del boschetto, a Gerusalemme, dove è apposta una dicitura che ricorda l'evento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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