La Nuova Sardegna

Sassari

Condotta colabrodo, in nove dal giudice

di Elena Laudante
Condotta colabrodo, in nove dal giudice

Via all’udienza preliminare per la presunta truffa nella costruzione dell’opera del Consorzio Nurra

11 gennaio 2013
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SASSARI. Quattro chilometri di condotta tra i bacini Temo e Cuga erano costati al Consorzio di bonifica della Nurra 3 milioni e mezzo di euro, avrebbero dovuto rappresentare la soluzione ad anni crisi idriche del Sassarese. Ma invece quell’opera, per la magistratura, fu una truffa colossale, anche perché sarebbe tutta da rifare. La materia è al centro dell’udienza preliminare iniziata ieri per nove imputati tra funzionari del Consorzio e imprenditori, davanti al gup Antonello Spanu. Udienza subito aggiornata al 14 marzo per difetti di notifica della citazione in aula, mentre il giudice ha accolto l’eccezione di nullità dell’atto di chiusura inchiesta mai notificato al funzionario del Consorzio Franco Moritto, sassarese di 55 anni, direttore di area tecnica. All’istanza degli avvocati Giuseppe Conti e Gianluigi Poddighe si era opposto il pm Piras, ma il gup ha ritrasmesso gli atti alla Procura per nuove notifiche. Di conseguenza, per Moritto sarà celebrato un processo a parte. Udienza unica invece per gli altri 8: l'imprenditore di Alghero Ezio Pitalis (51 anni, che era stato colpito da ordinanza in carcere), titolare della ditta esecutrice dei lavori, la “P.M. Costruzioni”; e poi l’altro funzionario del Consorzio, Francesco Paolo Naccari (48) di Porto Torres, capo settore di area tecnica; i dipendenti di Pitalis, Giorgio Cossu (36) di Alghero, Albino Serra (54) di Porto Torres, e Giuseppe Torturu (61) di Alghero; infine i dipendenti dell'azienda siciliana Cosedil, che aveva vinto la gara e girato i lavori in subappalto alla "PM": il capo cantiere Riccardo Madonia, (47) di Cammarata (Agrigento), il responsabile per la Sardegna Giuseppe Pazienza (54) di Santa Venerina (Catania), e Rosario Emanuele Rapisarda (30) di Acireale. Il sostituto procuratore Paolo Piras contesta loro l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, falso, che i difensori Luigi Esposito, Sebastiano Chironi, Lorenzo Galisai, Luca Accardo, Giuliano Tavera, Conti e Poddighe dovranno cercare di smontare.

Stando alle indagini della Procura, se gli imprenditori hanno lucrato su un appalto da 3 milioni e mezzo grazie a un'offerta al massimo ribasso che aveva abbattuto il costo iniziale di 5 milioni, i funzionari avrebbero mosso le pedine giuste per evitare che emergesse l'inadeguatezza dell'impianto. E così al Consorzio - è l'ipotesi del pm Piras - erano stati presentati documenti che attestavano stati di avanzamento lavori che non corrispondevano alla realtà. E questo perché - è sempre il sospetto - Naccari e Moritto si sarebbero occupati di ritoccare l'esito delle verifiche di funzionalità della condotta sulla quale i dubbi erano stati sollevati proprio da chi l'aveva realizzata. Nessuna “confessione” formale, ovviamente: lo rivelano le intercettazioni. Madonia, capo cantiere Cosedil, chiede notizie sui test a Rapisarda, un tecnico, nella telefonata del 15 luglio 2010, e quando questi gli indica un valore, esclama: «Minchia, si vede che perde». La conferma che la condotta fa acqua da tutte le parti arriva qualche giorno dopo, quando Madonia rivela: «Secondo me perde nelle 8 ore un 10mila litri. Domani gli metto un contatore e vediamo se è vero...e se è diecimila litri ci metto una botte». Impossibile ripararla condotta: è da rifare.

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