La Nuova Sardegna

Sassari

«Truffa coi fondi pubblici», legale imputato

di Elena Laudante
«Truffa coi fondi pubblici», legale imputato

L’avvocato Pietro Calvia accusato dal titolare di un’azienda con i fratelli, un ingegnere e i fornitori

19 gennaio 2013
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SASSARI. Due società gemelle che fanno capo a un avvocato, il civilista Pietro Calvia. Una delle due, la Ager, chiede e ottiene fondi pubblici; l’altra, che si chiama Commedil, viene utilizzata - è il sospetto della Procura ora al vaglio di un giudice - per la presunta “intermediazione fittizia” con altre ditte di fornitori «solo per garantire l’emissione delle fatture», sostengono gli inquirenti. Secondo le indagini della Guardia di finanza di Ozieri, Calvia avrebbe commesso una truffa allo Stato, avendo ottenuto poco meno di 1 milione di euro nell’ambito dei Contratti d’area per realizzare un immobile nella sua azienda, la Ager Ss dei Fratelli Calvia, che avrebbe costruito solo in parte. E a fronte di spese dichiarate per 1,2 milioni, ne avrebbe sborsato di meno, circa 800mila euro lucrando così - è l’accusa - sulla differenza.

Secondo il pm Michele Incani che ha condotto l’inchiesta, il danno allo Stato derivante da questo presunto raggiro ammonta comunque all’intera cifra versata a Calvia dal ministero delle Attività produttive nel febbraio 2008: circa 940mila euro. L’imprenditore-avvocato originario di Mores ieri si è presentato davanti al giudice dell’udienza preliminare Carla Altieri, alla prima udienza preliminare. Risponde di truffa aggravata, appunto, ma anche di una violazione fiscale, cioè dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Il meccanismo delle fatture per acquisti che secondo la Finanza non sono mai avvenuti, è il filo rosso che lega gli otto imputati di questo procedimento. Oltre a Calvia, ci sono i suoi fratelli, Sergio Mario e Marco, il primo amministratore della società gemella della Ager, la Commedil, il secondo socio. E poi Francesco Manconi, ingegnere, colui che ha attestato l’avvenuta esecuzione dei lavori che secondo la magistratura furono realizzati solo in parte, e dunque mentì nel corso di una perizia giurata in tribunale, pur di far ottenere i finanziamenti a Calvia. E poi, ancora, gli imprenditori Sebastiano Canu, originario di Padria, Luigi Piras di Sassari, Gavino Dessanti e Luigi Dessanti, entrambi sassaresi.

Nel dettaglio, oltre all’ipotesi di truffa, Calvia dovrà spiegare perché nella dichiarazione dei redditi del 2004 ha indicato imponibili relativi ad operazioni che secondo gli investigatori non sono avvenute, per circa 500mila euro. Nella stessa dichiarazione indicava Iva dovuta per 100mila euro.

Simili le contestazioni a Canu e Piras: tra il 2006 e il 2011 avrebbero indicato costi derivanti da operazioni che la Procura considera inesistenti.

Quanto a Gavino Dessanti, invece, per lui l’accusa riguarda la presunta emissione di fatture per operazioni inesistenti, mentre a Luigi Dessanti è attribuita solo l’ipotesi di occultamento di scritture contabili.

I legali Pietro Diaz, Sebastiano Chironi, Maria Claudia Pinna, Sergio Milia, Giuseppe Masala, sono certi di poter provare che le opere, nella ditta di Calvia, furono davvero realizzate. Hanno chiesto che questo processo venga riunito a un altro a carico dell’avvocato, fissato per il 22 marzo.

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