La Nuova Sardegna

Sassari

Allevamento dei cavalli: «Si deve cambiare rotta»

di Barbara Mastino
Allevamento dei cavalli: «Si deve cambiare rotta»

L’appello di Mario Cossu, presidente dell’Anacaad: «Serve una cabina di regia per affrontare subito tutti i problemi, la politica ha determinato solo disastri»

30 gennaio 2013
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OZIERI. «Rompere quegli "strani equilibri" che da circa quindici anni stanno minando l'allevamento del cavallo e che da più di un lustro stanno determinando lo sfacelo del sistema». Questo il messaggio contenuto nella lettera aperta di Mario Cossu, presidente della Associazione Nazionale degli Allevatori del Cavallo Anglo Arabo e Derivati, convinto che i tempi siano maturi per un cambiamento di rotta in favore della salvaguardia del cavallo anglo arabo e, in generale, dell'allevamento italiano. Il tutto «grazie all'impegno di tante persone con buoni propositi», anche se, a detta di Cossu, per arrivare a questo cambiamento «è necessario sovvertire il modus operandi, non ascoltando le "sirene" o per meglio dire quelli che, bravi a salire sul carro dei vincitori o a cavalcare il malcontento, propongono e hanno proposto soluzioni inverosimili». Negli ultimi anni, dice Cossu, la politica della Regione Sardegna, «sia con Soru sia con un assessore tecnico della giunta Cappellacci, ha determinato un disastro, non riuscendo a interpretare correttamente la situazione nonostante l'impegno di quanti si prodigavano nella dimostrazione che le scelte intraprese erano quantomeno pericolose». Che fare quindi? Il primo passo è guardare avanti e non limitarsi a cercare colpevoli. «Non siamo interessati a questo - dice Cossu - ma continuiamo a disapprovare le azioni di superficialità nell'analisi di situazioni complesse e i personalismi che acuiscono i problemi a discapito di tutti e contribuiscono alle degenerazioni. Per l'esperienza sarda, da prima che la stessa giungesse ai noti estremi negativi, abbiamo cercato come associazione di chiedere attenzione con scritti, atti e proposte, di sollecitare tavoli tecnici, di coinvolgere quanti avevano, e ancora hanno, interesse a invertire la tendenza negativa che ci ha portato alla situazione attuale, con tantissimi lavoratori e intere famiglie sull'orlo del baratro della miseria». Ed è la proposta che l'Anacaad fa di nuovo ora, chiedendo «l'istituzione di una cabina di regia dove, con i ministeri interessati, si affrontino concretamente tutti i problemi del settore. Altrimenti, in assenza di un fronte unitario, che pare utopistico nei fatti, anche il prossimo anno passerà senza un progetto di rinascita per il sistema cavallo italiano». L'appello del presidente dell'Anacaad è chiaro: «Vogliamo continuare a farci del male da soli?», dice rivolgendosi ai «signori delle istituzioni e signori pro-unione, pro-lega o pro-quello che preferite, speriamo anche pro cavallo italiano». A questi Cossu chiede di meditare. «Meditate - dice - e se ci riuscite fate meditare anche quelli che in questi anni si sono impegnati a ben rappresentare i propri interessi personali o di bottega, anziché l'interesse generale o almeno gli interessi di tutti coloro che avrebbero dovuto meglio rappresentare (per esempio allevatore e proprietario e cioè i primi investitori del sistema). Certamente molti allevatori e proprietari seri, quelli che ancora resistono nonostante tutto, non si faranno più turlupinare. Dal canto suo l'Anacaad - conclude Cossu - continuerà a difendere la razza anglo araba, l'allevamento e gli allevatori che hanno diritto anche per il futuro ad allevarla. Siamo certi del suo valore, non solo nelle corse e nel concorso completo d'equitazione, ma anche nelle altre discipline equestri e del tempo libero, e, pertanto, abbiamo chiesto al MiPaaf la gestione del Libro Genealogico. Noi continueremo a lavorare a fianco di quanti s'impegnano per la rinascita del sistema ippico equestre italiano, ma non affideremo deleghe in bianco, poiché siamo certi delle difficoltà, per chiunque, a rappresentare bene tutti e tutto».

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