La Nuova Sardegna

Sassari

Il pm: E.On a giudizio per la marea nera

di Elena Laudante
Il pm: E.On a giudizio per la marea nera

Ribadita la richiesta dell’accusa per i tre manager di Fiume Santo imputati per la perdita d’olio dell’11 gennaio 2011

31 gennaio 2013
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SASSARI. «Sulle responsabilità di E.On c’è già un giudizio cautelare, quindi ci sono sufficienti elementi perché i tre imputati vengano rinviati a giudizio». Ha fatto riferimento ad un provvedimento del tribunale collegiale il pubblico ministero Paolo Piras, per rafforzare la sua nuova richiesta di processo che servirebbe a capire se E.On è responsabile per la marea nera del gennaio 2011. Quei 36mila litri di olio combustibile dilagarono in mare, l’11 gennaio di due anni fa, da due piccoli fori dell’oleodotto che collega la centrale di Fiume Santo con la banchina portuale. Imputati sono l'attuale direttore della centrale termoelettrica Marco Bertolino, 45 anni residente a Lodi, in carica dal 2004; e poi Salvatore Signoriello, 60 anni, direttore a Fiume Santo - quando era ancora Endesa Italia Spa - tra marzo 2000 e luglio 2002; seguito da Francesco Capriotti, 59 anni, dal 2002 fino all'8 settembre 2004. A tutti e tre sono contestati i reati di crollo colposo (riferito alla rottura dell'oleodotto) aggravato dalla previsione dell’evento, e deturpamento di bellezze naturali. Perché - stando alle indagini - nei rispettivi anni di direzione non avrebbero controllato a sufficienza l'oleodotto, composto di due parti: una esterna, la canala, risultata forata in due punti, presumibilmente - ne è certa la difesa che cita la consulenza tecnica - a causa di un difetto di fabbrica; e una parte interna, la condotta, dove passa effettivamente il combustibile che sarebbe uscito da una giuntura rotta, e poi si sarebbe disperso in mare attraverso i due fori sovrastanti. A tutti si contesta di «non aver provveduto ai controlli, alla manutenzione e all'installazione di idonei strumenti sull'oleodotto di collegamento della centrale con la banchina portuale», in modo da causare lo sversamento durante l'approvvigionamento di combustibile dell'11 gennaio, proseguito fino al febbraio successivo. Nel dettaglio, Capriotti e Bertolino (sostiene il pm) non avrebbero rispettato quanto previsto dal verbale di collaudo.

Domani il giudice dell’udienza preliminare Carla Altieri, dopo l’ultima arringa della difesa di E.On, deciderà se quel presunto disastro ambientale - difficile dimenticare le chiazze di catrame nero sulla spiaggia di Platamona - sarà materia per i giudici penali del dibattimento, o meno. Di certo, ha ricordato ieri il rappresentate della pubblica accusa nell’udienza a porte chiuse, già tre giudici si sono espressi sull’argomento, in sede cautelare. E sebbene l’abbiano fatto respingente la sua richiesta di sospendere Bartolino per mancate esigenze cautelari, nel luglio 2011 i giudici Plinia Azzena, Giuseppe Grotteria, Teresa Castagna, ammettono che il via libera a quell’impianto era arrivato dalla Commissione di collaudo, della quale i vertici E.On non avevano motivo per dubitare. Il punto è che la Commissione «si fidò delle assicurazioni delle imprese realizzatrici e della Endesa, che avrebbe gestito l’impianto». E nessuno, insomma, si accorse che forse il foro nella canala c’era già. Ieri, nelle sua arringa, uno dei difensori dei manager, Giovanni Conti - legale assieme a Paolo Dell’Anno - ha ricordato come per legge il collaudo dovesse essere ripetuto ogni 10 anni, e visto che il primo collaudo risale al 2002, nel 2011 Bertolino - è sempre la tesi difensiva - aveva ancora un anno di tempo per ordinare nuovi controlli. Ma i giudici del Riesame (in sede d’Appello) però avevano detto altro, in linea con quanto sostenuto dalla Procura. E cioè che «l’indagato (si riferisce a Bertolino) era tenuto a prendere tutte le misure idonee a prevenire gli incidenti rilevanti e a limitarne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente e in quanto ingegnere poteva assolvere il suo dovere di garanzia (cioè di controllo) facendo affidamento su altri (la Commissione di collaudo, ndc), ma a condizione di assicurarsi che questi altri avessero adempiuto precedentemente il loro dovere in modo effettivo e adeguato, costatando direttamente che la canala fosse a tenuta, prima di autorizzarne ala messa in esercizio».

Parole lapidarie, sottolineate ieri anche da uno dei legali di parte civile, Pierluigi Carta, che tutela le persone lese con i colleghi Ivan Cermelli, Nicola Lucchi, Giuseppe Masala, Pina Zappetto, Francesco Carboni, Giampaolo Mura, Paolo Cosseddu, Antonio Meloni, Patrizia Foddai che rappresentano Provincia, comuni di Sassari, Sorso, Stintino, Castelsardo, Porto Torres, Santa Teresa di Gallura, Trinità d'Agultu, e il Parco dell'Asinara. Tutti si sono associati alla richiesta di rinvio a giudizio e tutti hanno citato E.On come responsabile civile (paga in caso di condanna), e il suo legale, Francesco Dottore, ha fatto sapere di essere completamente in linea con la difesa degli imputati, che invece ha sollecitato il non luogo a procedere. Domani la decisione del gup.

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