La Nuova Sardegna

Sassari

Is Arenas vietato, Sardigna Natzione: «Ora basta, Cagliari discriminato»

Is Arenas vietato, Sardigna Natzione: «Ora basta, Cagliari discriminato»

Secondo Cumpostu la penalizzazione deriva dal fatto che «Cellino ha sfidato il sistema del calcio e gliela fanno pagare»

08 febbraio 2013
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CAGLIARI. «Cellino e il Cagliari Calcio che hanno osato sfidare il sistema la stanno pagando cara, verranno rovinati dal punto di vista finanziario, impedendo gli incassi importanti e privati della serenità necessaria nel calcio per condurre il campionato, con continue vessazioni amministrative e penali». Lo sostiene Bustianu Cumpostu, coordinatore nazionale di Sardigna Natzione Indipendentzia, intervenendo sulla vicenda dello stadio Is Arenas dichiarato non idoneo ad ospitare Cagliari-Milan di domenica prossima, che si giocherà, per disposizione della Lega Calcio, all’Olimpico di Torino invece che a Quartu Sant’Elena. «Il Cagliari ha l’unica colpa di aver osato sfidare il sistema politico-burocratico-statale - afferma Cumpostu - costruendo a proprie spese una struttura sportiva fuori dai giochi di potere che da sempre hanno governato lo sport, il teatro lirico, il porto, le città mercato e persino i chioschetti del Poetto. Adesso basta: come organizzazione politica indipendentista non possiamo rimanere inermi, non solo perchè gli amanti del calcio e i tifosi del Cagliari sono figli della Sardegna e hanno dei diritti che vanno difesi, ma anche perchè il Cagliari Calcio è un’azienda sarda che crea occupazione e profitto e non possiamo permettere che cada sotto i colpi della persecuzione fiscale e burocratica che ha portato al fallimento 2800 imprese in 5 anni e che sta riempiendo le aste con aziende confiscate». «Adesso basta con l’accanimento arrogante e punitivo di prefettura, guardia forestale, carabinieri, polizia, vigili urbani, sindaci e di tutta la compagnia cantante - conclude il leader di Sni - che presta attenzione massima ad un tornello che non funziona e non vede il danno causato dagli inceneritori, dalle montagne di fanghi rossi, dalle discariche dei residui industriali altrui, dalle servitù militari, dal cloroformio, dal piombo nel sangue dei bambini e da tutti gli speculatori che aprono e chiudono fabbriche improduttive e assistite».

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