La Nuova Sardegna

Sassari

Morte di Gabriella, il pm chiede 2 anni per l’investitore

di Elena Laudante

SASSARI. Una disattenzione, nessun cartello a segnalare l'ingresso nel centro abitato. Né strisce pedonali ad avvertire che su quel tratto della statale 131 le auto potevano trovarsi davanti i pedoni....

09 marzo 2013
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SASSARI. Una disattenzione, nessun cartello a segnalare l'ingresso nel centro abitato. Né strisce pedonali ad avvertire che su quel tratto della statale 131 le auto potevano trovarsi davanti i pedoni. Per quella fatale disattenzione, l'8 dicembre 2011 la giovane Gabriella Pinna, studentessa di 17 anni, fu travolta dall'auto di chi non la vide, forse a causa dell'assenza di qualsiasi segnale; forse, appunto, perché distratto. Poco importa, ormai. Ieri l'incidente dell’8 dicembre è stato ricostruito dal pubblico ministero al processo in abbreviato al conducente della Yaris, Marco Pala, magazziniere di 34 anni, da allora sgomento per aver investito Gabriella, appena scesa da un autobus proveniente da Sassari, che quella sera tornava a casa sua, a Ottava, dopo una passeggiata in centro con gli amici, il giorno dell'Immacolata. Pala, imputato del reato di omicidio colposo, ha ammesso di non aver visto Gabriella, che stava quasi per raggiungere il lato opposto quando è stata travolta dalla sua Yaris. Ma la circostanza era certamente infausta, come ha ricordato il pm Carlo Scalas, che ha sollecitato una condanna a due anni (pena sospesa), partendo da tre e considerando la diminuzione di un terzo garantita dalla scelta del rito abbreviato.

La colpa di Pala è quella di aver premuto il piede sull'acceleratore: percorreva la strada a 70-74 chilometri orari, dove il limite era di 50. Ma probabilmente - hanno sottolineato i difensori Pierluigi Carta e Paolo Gallizzi davanti al giudice dell'udienza preliminare Antonello Spanu - pure rispettando la velocità consentita dal codice della strada, l'impatto, per quella ragazzina esile, sarebbe stato comunque terribile. La difesa ha puntato il dito contro i gestori della strada, gli enti locali, perché prima della tragedia non c'era un solo segnale che indicasse la fermata del bus, non cartelli sulla presenza di pedoni ad attraversare una strada a scorrimento veloce che pure attraversa una borgata della città, un centro abitato come Ottava. Cartelli, semafori, strisce sono comparsi solo dopo. I genitori di Gabriella e sua sorella anche ieri, come sempre, erano fuori dall’aula. Con i loro legali, Salvatore Salaris e Simona Cauli, non sono parte civile, ma hanno depositato memorie. Sono costretti a fare causa all’assicurazione del conducente, la Groupama, che finora non ha riconosciuto un euro per la morte della studentessa. Sentenza il 4 aprile.

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