La Nuova Sardegna

Sassari

Esultanza a Cossoine per il referendum

di Mario Bonu
Esultanza a Cossoine per il referendum

La vittoria netta del no al termodinamico: al voto anche persone da tempo lontane dalle urne anche per le Politiche

19 marzo 2013
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COSSOINE. Un paese incredibile, quello di Cossoine, capace di slanci e di passioni, che ne confermano una vivacità, una intelligenza collettiva, una fierezza nella difesa della propria storia e del proprio ambiente naturale, con pochi eguali. Ed un paese che - dopo otto mesi di mobilitazione, di riunioni su riunioni sempre partecipate, dopo la raccolta di 469 firme contro la centrale termodinamica, si poteva pensare potesse arrivare un po’ stanco e demotivato ad un appuntamento quale quello del referendum, giudicato nella migliore delle ipotesi un inutile doppione - trova ancora la forza e la determinazione per gridare in maniera ancora più forte e convinta il suo “no”, travolgendo sotto una valanga di 484 schede quanti ancora avessero avuto dei dubbi sulla volontà dei cossoinesi.

Così il referendum si è trasformato in una ennesima testimonianza dell’intensità e della passione con cui il paese ha vissuto tutta la vicenda, confermata ancora, qualora ce ne fosse bisogno, dal fatto che al referendum sul termodinamico si sono recati a votare 544 cossoinesi, il 71,01% degli aventi diritto, mentre alle recenti elezioni politiche avevano votato poco più di 400 elettori. La giornata referendaria è iniziata molto presto, alle 6 del mattino con l’insediamento del seggio elettorale, e alle 8 con l’avvio delle operazioni di voto. E da subito si è avuta la sensazione che qualcosa di molto profondo si andasse muovendo nel cuore del paese. «Sta venendo a votare gente che non si vedeva più da molte elezioni», si sente dire al seggio elettorale. Anziani, soprattutto, quelli più mattinieri, qualcuno da solo, altri accompagnati da figli e nipoti. Qualcuno, addirittura, che si è fatto venire a prendere nelle case di riposo della zona, non volendo mancare per nessun motivo ad un appuntamento tanto importante.

E i commenti di quegli anziani sono risoluti e determinati nella difesa della loro piana. Una signora, commossa, ricorda i sacrifici che per quei terreni affrontarono mariti e genitori, quando negli anni Cinquanta anche Cossoine partecipò al movimento dell’occupazione delle terre, e Su Padru divenne il simbolo della lotta per il lavoro e per la difesa del suolo. Il trend di partecipazione al voto è già chiaro fin dal primo mattino, ma l’entità della sua consistenza numerica si va delineando a partire dal primo pomeriggio. Alle 14 ha votato il 23,89% degli aventi diritto; alle 16 il 34,85; alle 18 il 47,51. A quel punto, i giochi appaiono fatti. Il comitato per il “no” - che pure non aveva voluto il referendum ritenendolo un inutile doppione delle 469 firme già raccolte, ma che poi si era impegnato allo spasimo per convincere la gente ad andare a votare e per confermare una volta per tutte la volontà del paese – tira un sospiro di sollievo. Il rischio quorum è sostanzialmente scongiurato. E non ha torto, perché alle 20 la percentuale dei votanti balza al 65,14%, per attestarsi al 71,01 per cento alla chiusura dei seggi. 544 votanti su 766 aventi diritto, molti dei quali fuori dal paese per motivi di studio o di lavoro. Una intera comunità a difesa del proprio “bene comune”. Lo spoglio delle schede appare a quel punto come una mera formalità, e le scommesse si concentrano sul fatto che il “sì” riesca o meno a superare il 10% dei voti (lo supererà, alla fine, di uno striminzito 0,48). La piccola folla presente allo scrutinio, prima dell’esplosione finale a risultato acquisito, ondeggia in maniera impercettibile ma chiara in due altri passaggi: quando il no supera quota 272 – la metà dei votanti – (ma con il sì che a quel punto ha totalizzato appena una quarantina di voti), e quando ancora il no supera quota 469 – la fatidica soglia delle firme raccolte con la petizione popolare, che peraltro comprendevano anche i cossoinesi residenti fuori, che invece al referendum non hanno potuto votare. E poi, allo scrutinio dell’ultima scheda che fissa la quota dei no a 484, mentre quella dei sì è appena visibile in lontananza a 57, l’incontenibile esplosione di gioia per un risultato che, è la convinzione dei più, resterà nella storia di questa piccola comunità del Meilogu.

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