La Nuova Sardegna

Sassari

La nuova industria si lega all’agricoltura con la chimica verde

di Gianni Bazzoni
La nuova industria si lega all’agricoltura con la chimica verde

Un primo bilancio positivo a un anno dall’inizio del progetto. L’apporto di filiere diverse, materie prime dal territorio - VIDEO

19 marzo 2013
3 MINUTI DI LETTURA





PORTO TORRES. Non solo biomassa e olio, ma anche latte ovino e caprino e miele. Si intrecciano filiere diverse nel progetto del cardo - indicato come nuova risorsa dell’economia sarda - con interessanti opportunità di reddito per gli agricoltori.

Ieri mattina a Porto Torres, nello stabilimento petrolchimico che cambia lentamente pelle per aprire alla chimica verde, sono stati presentati i dati del bilancio di un anno di coltivazione e sperimentazione. Nei campi della Nurra, il cardo mediterraneo ha raggiunto l’altezza di un metro e venti e - a conclusione della stagione di crescita - può raggiungere quota due metri. La specie erbacea scelta da Matrìca - la joint venture tra Eni-Versalis e Novamont - rappresenta la materia prima (tra biomassa e olio) per la bioraffineria di terza generazione che sta nascendo nell’area industriale di Porto Torres e che produrrà intermedi chimici e bioplastiche.

Dopo il chiarimento definitivo dei giorni scorsi (la centrale, per quanto riguarda la riserva, sarà alimentata con Gpl e non dal contestato Fok come ipotizzato nella prima fase), l’altro aspetto critico era quello di riuscire a coniugare il modello di business innovativo del progetto industriale di Matrìca con le esigenze delle imprese agricole del nord Sardegna. Così ieri dirigenti e esperti, ricercatori e imprenditori agricoli, rappresentanti di categoria del mondo delle campagne, si sono ritrovati per un nuovo faccia a faccia.

«Potevamo costruire l’impianto e portare le materie prime da fuori – ha detto Catia Bastioli, amministratore delegato di Matrìca e di Novamont – ma non avrebbe avuto alcun senso. La nostra idea è, e rimane, quella di creare una filiera radicata nel territorio, nel pieno rispetto delle realtà locali. La gente deve scegliere questa opportunità, non siamo noi che dobbiamo costringerli. Siamo per le scelte condivise».

L’incontro tecno-divulgativo di ieri ha visto la presenza di una folta rappresentanza del settore agricolo sardo, insieme a quello della ricerca (guidato dal rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino) che vede in campo i Dipartimenti di Chimica e Agraria.

Gli agricoltori hanno dato una disponibilità di massima per entrare attivamente nel progetto, con la produzione del cardo da coltivare soprattutto in terreni marginali (oggi abbandonati) ma anche in aree non secondarie. La sperimentazione scientifica ha evidenziato che il cardo si adatta perfettamente ai climi aridi, vegeta nel periodo autunnale-invernale, con ottime produzioni di biomassa anche senza irrigazione (da 15 a 20 tonnellate per ettaro) e di olio.

«Il cardo non è solo biomassa e olio – ha detto Mauro Marchetti del Cnr di Sassari – ma anche sostanze ad alto valore aggiunto, come farina proteica e nettare». La sperimentazione in Sardegna è iniziata nell’autunno del 2011 con la semina di 15 ettari su terreni marginali della Nurra e di Ottana. E’ poi proseguita con ulteriori 180 ettari su aree non più coltivate da anni. «Su queste terre – ha detto Salvatore Raccuia del Cnr di Catania – il frumento non è più remunerativo». La produttività del cardo, al primo anno, è stata di circa 11 tonnellate per ettaro di biomassa e 0,76 tonnellate/ettaro di seme. Quella stimata a partire dal secondo anno è di circa 17 tonnellate/ha di biomassa e 1,9 di seme. Il margine per l’agricoltore è di 280-380 euro per ettaro, al netto dei premi comunitari.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Disagi

Alghero, tre passeggeri lasciati a terra per overbooking da Aeroitalia

di Massimo Sechi

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

Le nostre iniziative