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Cossoine ha detto no «per salvare la sua storia»

Cossoine ha detto no «per salvare la sua storia»

COSSOINE. Per chi aveva partecipato all’assemblea popolare prima del silenzio elettorale per il referendum di domenica 17, era stato facile capire quanto il rigetto del mega impianto termodinamico...

20 marzo 2013
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COSSOINE. Per chi aveva partecipato all’assemblea popolare prima del silenzio elettorale per il referendum di domenica 17, era stato facile capire quanto il rigetto del mega impianto termodinamico fosse profondo e radicato nell’animo degli abitanti di Cossoine. Un “incontro di popolo”, era stato definito, una testimonianza corale dei cossoinesi su storie, vicende, aneddoti legati alla piana di Su Padru. E tale era stato, con momenti di intensa commozione per tutti, e di forte partecipazione emotiva per i testimoni.

Soprattutto quando gli anziani presenti, che non si sono persi neppure una delle iniziative del comitato del no, hanno vinto la loro naturale ritrosia a parlare al microfono, ed hanno dato sfogo al ribollire che evidentemente agitava i loro cuori. «Ci hanno fatto togliere i maiali dal paese perché non igienici – ha detto con foga uno di loro - ci hanno fatto togliere le galline, ed ora ci vogliono mettere in casa una bomba di queste dimensioni?». E poi, i racconti di Su Padru, le fatiche e l’amore per una terra che ha sempre dato grandi soddisfazioni ai cossoinesi. «Volete sapere perché era chiamato il granaio del Nord Sardegna – ha detto un altro – ? Perché mentre un ettaro di terra da qualunque altra parte produceva, quando andava bene, non più di trenta quintali di grano duro, a Su Padru un ettaro rendeva almeno trentasei quintali». E sempre per il grano gli anziani hanno raccontato delle immani fatiche che bisognava affrontare per portarlo in paese. «Un grande proprietario terriero della zona – hanno ricordato – impediva ai carri di passare sulle sue terre, per cui bisognava fare un giro lunghissimo per scalare la collina, oppure bisognava trasportare il grano a dorso di cavallo o di asino, con l’immaginabile enorme allungamento dei tempi di lavorazione che questo provocava».

E c’è chi ha ricordato la bonifica degli anni Quaranta, quando quelle terre, da paludose e malariche vennero rese fertili e altamente produttive, Altri ricordi hanno portato a tempi più recenti, quando Su Padru conosce il passaggio dai cereali al foraggio, e quando nella piana convergevano i falciatori di mezza Sardegna. E anche lì, si intrecciano i racconti e le ironie degli anziani, quando ricordano che la linea dei falciatori – anche diverse decine – andasse organizzata in modo tale da mettere i più abili davanti, perché altrimenti avrebbero rischiato di falciare, oltre al foraggio, anche “sos calcanzos” (i talloni) di quelli che si attardavano. E infine, un ricordo tragico del 1971, che ha segnato anch’esso in modo indelebile la storia della piana. Una disputa fra tre pastori di Ollolai e due di Cossoine, per il pascolo di un terreno nella zona di Ludarzu. Lo scontro furibondo con assalti e ritirate dietro le cataste di fieno appena fatte. E alla fine, uno degli ollollaesi che rimane a terra morto, gli altri due gravemente feriti, i cossoinesi che scappano a cavallo. Storie di fatiche, di sudore e di sangue, è stato detto. Storie che hanno segnato la carne viva del paese, che per niente al mondo le vuole vedere cancellate da una distesa di acciaio e di specchi.

Quelle storie, piuttosto, è stato proposto, meriterebbero di essere recuperate e raccontate in qualche tesi di laurea o anche in qualche ricerca più approfondita, per ricavarne una pubblicazione che sappia restituire i valori profondi e l’anima di quella piana.

Mario Bonu

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