La Nuova Sardegna

Sassari

Energogreen attacca, chiede un miliardo

di Mario Bonu

L’azienda che vuole realizzare il termodinamico a Su Padru denuncia la Regione e si rivolge al Capo dello Stato

31 marzo 2013
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COSSOINE. L’Energogreen mette in campo l’artiglieria pesante per combattere la sua guerra per la centrale termodinamica nella piana di Cossoine. Con una mossa a sorpresa, la società di Pollenza (Massa Carrara) ha presentato un ricorso straordinario al Capo dello Stato. Contro la Regione Sardegna prima di tutto, colpevole, secondo i marchigiani, di aver adottato una delibera che sottoponeva a “Via” (Valutazione di impatto ambientale) il loro progetto, e contro il “Savi”, il Servizio valutazione impatti dell’assessorato all’Ambiente. Ma, incidentalmente, non si è capito bene per quali motivi, anche contro i Comuni di Giave e di Cossoine, contro il servizio Tutela del paesaggio della Provincia di Sassari e contro l’Arpas.

La colpa sarebbe quella di aver adottato degli atti che avrebbero danneggiato gli interessi della società. E il danno causatole dalla Regione, secondo Energogreen, è di quelli da far tremare le vene ai polsi: 969 milioni e 800mila euro, per i quali, a seconda dell’esito del ricorso, la stessa si riserva di promuovere un’azione risarcitoria.

Perché, questo è il ragionamento della società di Pollenza, la delibera della giunta regionale n. 48/37 del 11.12.2012 allunga a dismisura l’iter di approvazione della pratica, e questo le impedirebbe di rispettare i tempi per l’accesso ai contributi dello Stato, in quanto Energogreen non riuscirà a realizzare l’impianto programmato a Su Padru entro il 31 dicembre 2015, data oltre la quale i contributi non verranno più riconosciuti.

In 55 pagine dattiloscritte, i legali della società contestano tutte le prescrizioni imposte dal Savi e dalla giunta regionale, sostenendo a più riprese che esse non sono state dettate da argomentazioni valide, ma da “una malcelata ostilità preconcetta all’intervento”. L’assunto di Energogreen è che il progetto non avrebbe alcun impatto, né sull’ambiente, né sulle falde, né sul consumo dei suoli, né sull’aria, per cui il Savi – cui viene imputata anche la mancata interlocuzione con la società – avrebbe dovuto da subito esprimere parere favorevole al progetto, e non richiederne la procedura di Via. Ma nel ricorso, fra le tante, ci sono alcune perle che vale la pena sottolineare. Ad esempio, una fra tutte, all’osservazione della giunta regionale secondo cui il progetto provocherebbe “alterazione della morfologia naturale dei luoghi e irreversibili interferenze con gli elementi caratteristici dell’area agricola interessata”, i legali di Energogreen replicano che “l’affermazione risulta strumentale e priva di fondamento.

L’inserimento dell’impianto è molto rispettoso, infatti, della morfologia naturale dei luoghi. Per quanto riguarda le irreversibili interferenze con gli elementi caratteristici dell’area agricola – prosegue il ricorso – va detto che sono almeno 70 anni che sul terreno ove è prevista la costruzione dell’impianto termodinamico di cui trattasi non vengono effettuate coltivazioni (salvo saltuaria produzione di foraggio su 3 o 4 ettari). Una affermazione in palese contrasto con la realtà, dal momento che quei campi, tutti, vengono falciati tutti gli anni e producono una ottima qualità di foraggio.

Altre vette inarrivabili sono quelle toccate dal ricorso quando, dopo aver sostenuto che l’impianto “è espressione della migliore e più avanzata tecnologia del settore e non presenta criticità di sorta, anche in virtù della mirata allocazione prescelta”, lo presenta come un “fulgido esempio che non può e non deve essere osteggiato per anacronistiche ed ingiustificate battaglie di retroguardia”.

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