La Nuova Sardegna

Sassari

«Energogreen non racconta la verità»

di Mario Bonu
«Energogreen non racconta la verità»

Cossoine, critiche al ricorso contro la Regione presentato dalla società che vuole realizzare l’impianto termodinamico

02 aprile 2013
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COSSOINE. Ha creato incredulità e sconcerto la notizia del ricorso della Energogreen contro la delibera della giunta regionale che impone la procedura di “Via” al progetto per la centrale termodinamica nella piana di Cossoine. Progetto che, sia detto per inciso, continua a essere definito impropriamente di “Campu Giavesu”, mentre la società ha presentato un nuovo layout dell’intervento, da cui risulta che ora esso è concentrato interamente sul territorio di Cossoine. Energogreen ha infatti stralciato i 15 ettari previsti entro i confini di Giave e li ha spostati nella piana di Su Padru di Cossoine, per cui l’impatto risulta ancora più impressionante, essendo che la centrale occupa tutta la piana: sul lato fronte paese, dalla 131 alla strada vicinale di “Sas Rocchittas”, e in profondità, fino a tutto il confine col territorio di Giave.

Incredulità e sconcerto, perché il paese si stava ancora crogiolando nel suo 90% dei “no” al referendum contro l’impianto, ma anche rabbia per alcune delle affermazioni contenute nel ricorso che, ha detto più di uno, offendono la storia e l’identità dei cossoinesi.

Come quando si sostiene che “sono almeno 70 anni che sul terreno ove è prevista la costruzione dell’impianto termodinamico di cui trattasi non vengono effettuate coltivazioni (salvo produzione di foraggio su 3 o 4 ettari). Nel periodo fra le due guerre – prosegue il ricorso - dopo la bonifica (trattasi di un’area, a suo tempo, paludosa) furono tentate coltivazioni di canapa e lino, ma data la particolare infertilità del suolo furono poi abbandonate. Va anche detto che il terreno invaso da decenni dalle graminacee è quanto di meno idoneo alla produzione agricola”.

«Affermazioni totalmente false e offensive - si scaglia con veemenza uno degli agricoltori che sulla piana ha lavorato per una vita -. Su Padru ha sempre dato lavoro e da mangiare ai cossoinesi, prima, fino ad almeno la metà degli anni ’50, con la produzione del grano, con una resa altissima per ettaro (non è un caso che esso venisse chiamato “il granaio del Nord Sardegna”), poi, con la produzione del foraggio, con rese altissime anche in questo caso, e con una qualità rinomata in tutta l’isola. Produzione praticata tutt’ora in tutta la piana».

Il Comitato per il no al termodinamico, oltre che su altri aspetti del ricorso ritenuti assai discutibili, richiama l’attenzione sugli effetti “cumulativi” dell’intervento.

«Non è neppure rispondente al vero - si legge nel ricorso - l’affermazione secondo cui l’impianto de quo determinerebbe un «notevole impatto di natura paesaggistica, considerati anche i potenziali fenomeni di interferenza visiva e conseguenti effetti cumulativi con altri impianti similari realizzati o proposti nelle aree circostanti». Invero, nella zona in questione non ci sono impianti similari cioè che usano la stessa ovvero analoga tecnologia e dunque non sono neppure ipotizzabili effetti cumulativi di alcun tipo».

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