La Nuova Sardegna

Sassari

Bando per Oculistica, Carta a processo

di Elena Laudante
Bando per Oculistica, Carta a processo

L’ex docente universitario rinviato a giudizio per tentato abuso d’ufficio: il figlio idoneo alla selezione da lui impostata

07 aprile 2013
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SASSARI. La presunta successione ereditaria alla cattedra di Oculistica e alla guida della Clinica oculistica finisce al vaglio di un tribunale. Dal prossimo 12 giugno, saranno tre giudici a ricostruire la storia della selezione per un posto di professore ordinario alla facoltà di Medicina, annullata dal Tar nel marzo 2012. Nei giorni scorsi Francesco Carta, docente in pensione ed ex titolare di quella cattedra, imputato di tentato abuso d’ufficio per aver provato a favorire il figlio Arturo (ricercatore, estraneo al processo) è stato rinviato a giudizio dal gup Antonello Spanu. I suoi difensori, i penalisti Giuseppe Conti e Paolo Spano, non avevano chiesto riti alternativi, certi che una vicenda complicata per riferimenti normativi e sottili questioni giuridiche vada chiarita nel corso di un dibattimento pubblico, magari a favore dell’imputato.

Quello che emerge dall’inchiesta condotta dal pm Carlo Scalas sembra invece l’archetipo di un certo tipo di concorsi all’italiana. Un bando «ritagliato appositamente da Carta sull’esperienza professionale del figlio», scrive il pm riferendosi ai requisiti che proprio lui aveva indicato, nel 2008, all’allora preside della facoltà di Medicina, Giulio Rosati, quando stava selezionando la tipologia di impegno didattico. Una voce tra tante che però molto incideva sul punteggio. Arturo Carta, 42 anni, ricercatore che aveva già vinto un concorso a Parma, era tra i pochi in Italia ad aver studiato quella particolare malattia degli occhi, che in Sardegna aveva un’incidenza praticamente inesistente. Era difficile che non arrivasse primo in graduatoria. Sotto il profilo penale, i momenti controversi della procedura sono due. Nel 2008, poco prima che Carta andasse in pensione, si rese necessario di mettere quel posto a concorso. Fu lui a chiederlo al preside di facoltà, come le norme consentono. Solo che indicò anche il tipo di impegno didattico e scientifico, cioè il bagaglio professionale indispensabile per ottenere quel posto. Che sia stato il diretto interessato, padre di chi poi risulterà idoneo, a introdurre quel requisito, lo spiega Rosati alla Finanza, in una audizione-lampo di agosto 2012. La sua testimonianza è importante perché prova come quella selezione fosse stata in qualche modo disegnata dal padre sul profilo del figlio, che sarà scelto dalla commissione esaminatrice nel febbraio 2011. Quella indicazione è presente nella delibera che il Consiglio di facoltà approvò nell’aprile 2008, per bandire la selezione. Secondo la Procura, Carta commise il reato di tentato abuso d’ufficio nel non astenersi dalla votazione di quella delibera. Perché l’indicazione da lui fornita avrebbe reso il bando illegittimo, in quanto «fondato su una scelta preferenziale - scrive il magistrato - del tutto sganciata da giustificazioni e motivazioni di ordine oggettivo». Saranno i giudici a stabilire se sia trattato di favoritismi contrari alla legge, oppure di una scelta compiuta nell’alveo delle norme.

Interpellato attraverso i suoi difensori, Carta si è detto «sereno, certo di poter dimostrare l’estraneità alle ipotesi di reato e fiducioso dell'esito del procedimento».

Al processo non si è costituito parte civile Alberto Pinna, ricercatore che era stato escluso dalla selezione. Aveva proposto il ricorso al Tar che l’aveva fatta dichiarare illegittima, poi inviato un esposto in Procura. Il suo legale, l’avvocato Pierluigi Carta, partecipa al processo in qualità di difensore di persona offesa. Assente invece l’Ateneo: indicato tra i danneggiati, ha deciso di non contrapporsi a Carta.

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