La Nuova Sardegna

Sassari

Università, un altro concorso sospetto a Sassari

di Pier Giorgio Pinna
Università, un altro concorso sospetto a Sassari

Concorrente bocciata ricorre al Tar: solleva sospetti di “parentopoli” per un posto di ricercatore in Demoetnoantropologia

08 aprile 2013
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SASSARI. Malessere tra i precari. Sconcerto nella classe docente. E nuova bagarre all'università. Tanto per cambiare, a inasprire gli animi sono i concorsi per ricercatori. Sui criteri di valutazione di una delle ultime prove, prima della loro conclusione, è stato fatto un ricorso al Tar. L'ha presentato una candidata che non avrebbe superato la selezione iniziale, basata sui titoli e sulla produzione scientifica. La concorrente, Chantal Arena, chiede verifiche sulla regolarità delle procedure, anche in rapporto all'ammissione di un'altra aspirante, Rossella Castellaccio. Nel frattempo i metodi seguiti in quest'occasione nell'ateneo turritano e il continuo slittamento degli orali sono al centro di un ampio dibattito sul web. I commenti partono dal blog del Coordinamento nazionale precari dell'università. Echi e strascichi arrivano in Piemonte, nel Lazio, in Emila Romagna. E la querelle è resa più rovente dal fatto che tra i candidati figurano diversi parenti di professori.

Ecco i fatti sin qui chiariti. La questione riguarda la copertura di un posto a tempo determinato come ricercatore: tre anni, rinnovabili una sola volta per altri tre, in Demoetnoantropologia. Una materia inserita nel dipartimento di Storia, scienza dell'uomo e della formazione. Al settore (prima della riforma Gelmini, corrispondeva parzialmente a Lettere) fanno capo oggi a Sassari una sessantina di docenti e oltre un migliaio d'iscritti. Il dipartimento è diretto da Margherita Satta, commissaria nel concorso al centro delle proteste, insieme con i colleghi Maria Patrizia Resta (ateneo di Foggia) e Vincenzo Spera (università del Molise). Il bando risale allo scorso anno.

Il nuovo caso si aggiunge a una lunga lista di precedenti che in questi anni hanno spesso visti chiamati in causa autorità accademiche nei due atenei sardi. Le accuse più diffuse nel recente passato? Nepotismo, cattiva gestione delle prove, mancato rispetto dei codici etici. Ora, a proposito dell'ennesimo ricorso, il direttore generale dell'università di Sassari spiega: «Il concorso di cui si parla è pubblico: tutti possono partecipare e vincerà il migliore». Poi Guido Croci aggiunge: «Le prove si concluderanno il 18 aprile. Esaminati gli atti e fatte le opportune verifiche, il nostro ufficio legale ha ritenuto ci fossero tutti i presupposti per costituirsi in giudizio a difesa dell'amministrazione». La parola adesso passa quindi ai giudici. Che, ricorda lo stesso direttore generale, decideranno nel merito il 5 giugno. Come si può leggere nel sito del Tribunale amministrativo, il ricorso è il numero 131 di quest'anno. A depositarlo, il 15 febbraio, è stata appunto Chantal Arena, figlia di Nicolò Arena, un docente in pensione ormai da 4 anni in un ambito scientifico del tutto diverso, la facoltà di Medicina, dove ha insegnato a lungo Istologia ed embriologia. A opporsi, cioè a “resistere in giudizio” oltre all'università, c'è invece l'altra candidata Rossella Castellaccio, oggi impiegata nel settore amministrativo in Scienze politiche, figlia dell'ex vicepreside di Lettere , l'«ordinario» Angelo Castellaccio, storico del Medioevo, che attualmente opera in Scienze umanistiche e sociali, il secondo dipartimento nel post riforma derivato in parte sempre da Lettere e da Lingue. Alle prove, che in origine pare abbiano visto in tutto la partecipazione di una decina di candidati, erano iscritti a quanto sembra altri parenti di docenti sardi. Il che non rappresenta in astratto una violazione delle norme volute dal ministro Gelmini: le disposizioni, nelle chiamate in servizio, riguardano solo i legami familiari tra i reclutati e alcune figure di vertice delle università. Al di là delle chiare posizioni emerse col ricorso, le particolarità del caso dipendono dal fatto che la pronuncia del Tar è stata sollecitata ancora prima della fine delle prove: e ciò la dice lunga sul peso dei rilievi giuridici alle procedure che Arena muoverà davanti al tribunale. Ma la singolarità del contesto è poi connessa ad altri aspetti, giudicati poco cristallini, e messi in rilievo nei post. Su internet figura infatti una circostanziata serie di contestazioni. Tra le più documentate, quelle di una terza concorrente, Silvia Venturoli, assegnista di ricerca a Bologna. La quale riserva critiche ai tre slittamenti consecutivi degli orali: fissati prima il 3 dicembre, poi il 16 gennaio, infine il 18 febbraio. Sebbene dall'ateneo sassarese lascino trapelare che siano stati dovuti tutti a improvvise situazione di forza maggiore, Venturoli rimarca la malagestione per cui nelle tre circostanze le ragioni dell'impedimento sono state comunicate ai pochi ammessi solo 24 ore prima di ogni rinvio. «Tanto che io ora, a causa di complicazioni, non potrò presenziare agli orali del 18 aprile», fa sapere lei stessa. Con lei avrebbero rinunciato altri. Sul web si rimarcano così, in termini molto crudi, i disagi, le iniquità e le spese che i candidati hanno dovuto sopportare: «Sempre con la testa sotto i vostri piedi: e voi potete pure muovervi», è il titolo di uno dei commenti sul sito del Coordinamento precari. Un giudizio che ha contribuito a riaccendere le polemiche su parentopoli e sull'università.

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