La Nuova Sardegna

Sassari

La Nurra minacciata dall’assalto dell’eolico

di Nadia Cossu
La Nurra minacciata dall’assalto dell’eolico

Parte da Stintino la battaglia contro l’installazione di nuovi impianti. Il sindaco Diana: «Un business per le società, un danno per i territori»

10 aprile 2013
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STINTINO. Il sindaco di Stintino non ha peli sulla lingua: «L’eolico? È solo business e speculazione. Nel nostro paese le multinazionali del vento non entreranno mai».

La battaglia. Quella di Antonio Diana è iniziata nel 2011 quando il consiglio comunale si era opposto – bocciando il progetto all’unanimità – alla realizzazione di un impianto eolico (da parte della Eolo San Nicola Srl) poco lontano dalla borgata di Pozzo San Nicola. Un anno dopo, il sindaco, nella conferenza di servizi in Regione, aveva espresso di nuovo parere contrario a un secondo progetto che prevedeva l’installazione di 18 aerogeneratori (la società allora era la Kloss New Energy Italia Spa) sempre nei pressi di Pozzo San Nicola anche se, questa volta, l’area ricadeva nel comune di Sassari.

Parchi eolici nella Nurra. Tra progetti approvati e in fase di approvazione sono in tutto 168. Per questo motivo Antonio Diana ha ritenuto di dover sensibilizzare tutta l’area del nord-ovest della Sardegna: «Nella Nurra, da Stintino fino a Truncu Reale potrebbero essere installate fino a 400 pale eoliche. Da una prima ricognizione fatta, ne risulterebbero 168». Ma c’è un’altra novità: «Lungo la strada che conduce a Pozzo San Nicola – aggiunge il sindaco – sono apparse due torri anemometriche per la misurazione della velocità dell’aria, alte decine di metri». In pratica l’anticamera di nuovi impianti. Ecco perché la questione eolico, nella Nurra, torna di attualità. «Oltretutto recentemente – ha spiegato il primo cittadino di Stintino – sono spuntate tre pale eoliche a Scala Erre. E se è vero che ricadono nel comune di Sassari è altrettanto vero che l’impatto visivo è tutto su Stintino».

Nuovo impianto a Scala Erre. Si tratta di tre aerogeneratori. Secondo Diana sarebbero comparsi quasi all’improvviso. Ed ecco perché la preoccupazione incombe nelle stanze del palazzo comunale di Stintino. Le autorizzazioni per quell’impianto, come però fanno sapere dal Comune di Sassari, «hanno seguito due percorsi in sede di conferenza di servizi alla quale erano presenti Ministero, Regione, Arpas, Comune di Sassari e comuni limitrofi. Il primo percorso è quello della Via (valutazione di impatto ambientale), il secondo è la Valutazione unica. Tutti i soggetti hanno espresso parere favorevole anche perché la normativa impone che, in assenza di vincoli di tipo paesaggistico, urbanistico e di tutela del territorio, gli impianti per l’energia rinnovabile possano essere installati». E considerato che a Scala Erre si trova solo una discarica di rifiuti, «tutti i soggetti – fa sapere ancora il Comune di Sassari – compreso il ministero dei Beni culturali, hanno espresso parere favorevole». In questi casi vengono adottate le misure di compensazione, ossia interventi che restituiscano al territorio quanto è stato sottratto. E nel caso specifico «Sassari ha chiesto alle società che hanno installato le tre pale di Scala Erre di realizzare cinque tetti fotovoltaici in città: in quattro scuole e in un magazzino in via Ariosto».

Il business. In Sardegna l’installazione di pale eoliche e impianti fotovoltaici «non porta alcuna ricaduta economica positiva per le popolazioni – dice Diana – Ingenti sono invece i guadagni per chi realizza gli impianti proponendo ai comuni contratti iniqui: una sola pala da 2,5 megawatt produce circa 400mila euro in energia e 600mila in contributi statali (cip6) per un totale di circa un milione di euro all’anno. Promettono occupazione, noi rispondiamo che i posti di lavoro sono altri. Ad esempio quelli che arriveranno con un finanziamento europeo da tre milioni di euro per acquistare le zone umide delle Saline dove stiamo ricostruendo gli habitat dei volatili, per la nidificazione e per ospitare i flussi migratori. Ci saranno piste ciclabili, passerelle per arrivare alle dune. Stiamo insomma rendendo fruibile un litorale in modo sostenibile. E come questo ci sono tantissimi altri progetti in cantiere».

La proposta del sindaco Diana. «Una cosa deve essere chiara – puntualizza Diana – Noi non siamo contro l’energia alternativa, siamo contro le speculazioni e l’ingordigia». E aggiunge: «Queste multinazionali, anche se in alcuni casi sono interessate pure piccole società con capitali da 10mila euro, facciano un vero servizio per il territorio: le pale eoliche le installino nelle aree già compromesse, non in quelle sensibili. Bonifichino quei siti e piazzino lì le torri». Anche perché «l’impatto non è solo visivo ma anche ambientale. Sotto il terreno, a sostenere queste torri, ci sono blocchi di calcestruzzo grandi quanto questo palazzo comunale. Si sbancano colline, si creano alterazioni al microclima. Credo possa bastare per continuare a urlare il nostro no».

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