La Nuova Sardegna

Sassari

Né giardino, né case lo strano paradosso di via Zanfarino

di Paoletta Farina

Il Comune non ha i soldi per espropriare e risanare l’area Il Tar boccia la richiesta del proprietario di costruire

10 aprile 2013
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SASSARI. Il privato non ci può costruire, il Comune non ha i soldi per risanarla. È una storia sempre più paradossale quella dell’area tra via Zanfarino , via Torino e via Tempio. Un’area degradata nel centro cittadino che chissà per quanto tempo rimarrà tale. A metterla di nuovo sotto i riflettori un recente pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale. Con un’ordinanza depositata in segreteria il 14 marzo scorso, i giudici del Tar hanno respinto la richiesta di sospensiva del provvedimento degli uffici comunali dell’Edilizia con il quale è stata negata al proprietario, la Delco costruzioni srl in liquidazione, la demolizione e ricostruzione dei due vecchi e cadenti fabbricati che cingono lo spazio sulle vie Tempio e Torino.

L’impresa, di cui era titolare lo scomparso Giovannino Delogu, da anni cerca di fare un investimento su quel terreno, di cui aveva acquisito la proprietà dagli eredi Diaz. Senza però riuscire nell’intento. L’occasione sembrava essersi aperta con il piano casa, approvato, non senza polemiche, dall’ultimo governo Berlusconi. In questo modo almeno i due ex capannoni, era l’obiettivo, si sarebbero potuti recuperare, aggiungendo ovviamente la volumetria prevista dalla legge n. 4 del 2009. Il progetto però,non è passato al vaglio dello Sportello unico e della conferenza di servizi convocata per esaminarlo con tutti i soggetti interessati. A renderne impossibile la realizzazione, la destinazione d’uso dell’area a servizi (cioè verde e parcheggi) prevista nel Puc. Quindi, trattandosi di S3, l’intera proprietà è sotto la spada di Damocle di un esproprio da parte del Comune.

Ed è per questo motivo che il Tar ha dato ragione al Comune (rappresentato dagli avvocati Maria Ida Rinaldi e Simonetta Pagliazzo)chiamato in causa dalla Delco costruzioni srl. I magistrati della seconda sezione (il presidente Francesco Scano e i consiglieri Alessandro Maggio e Tito Aru) hanno respinto il ricorso con la motivazione che «la deroga agli strumenti urbanistici prevista dalla legge sul piano casa non vale con riferimento ai vincoli espropriativi» .

Per il legale dell’impresa di costruzioni, Antonio Maria Lei, «la non applicazione del piano casa è prevista esplicitamente solo per i centri storici e le zone Pai, quelle, cioè, dove esiste un rischio di natura idrogeologica. Non fa invece riferimento specifico alla situazione particolare in cui si trova la proprietà della Delco. Situazione che ha peralto analogie con altre proprietà nel centro urbano sassarese. Perciò – prosegue il legale – stiamo valutando se ricorrere al Consiglio di Stato per avere un pronunciamento in seconda istanza».

Già una ventina di anni fa il Comune aveva espropriato una porzione dell’area realizzandovi un piccolo giardino che i sassaresi non hanno mai avuto il piacere di frequentare, essendo rimasto per la maggior parte del tempo chiuso al pubblico. Del resto frequentarlo ora non sarebbe piacevole. L’aspetto non è certo quello di un luogo rigoglioso, pieno di erbacce com’è. Denaro pubblico sprecato, insomma.

E anche ora Palazzo Ducale, se vorrà recuperare l’area, dovrà espropriarla al privato a prezzo di mercato e poi metterci altri soldi. L’assessore all’Edilizia privata Gavino Zirattu non è così pessimista. «Certo il momento non è favorevole per fare un intervento di questo tipo, ma non è detto...». L’esperienza del passato sembra però dargli torto. Niente case e niente giardino. Resta, invece, il terreno incolto al centro della città.

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