La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, tutti in piazza contro E.On

di Pinuccio Saba
Sassari, tutti in piazza contro E.On

I lavoratori e le istituzioni del territorio uniti per scongiurare i licenziamenti annunciati dalla multinazionale tedesca - VIDEO

10 aprile 2013
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SASSARI. L’appuntamento è per le 14 in piazza d’Italia. Lavoratori della termocentrale di Fiume Santo, con i rappresentanti sindacali, e istituzioni del territorio si confronteranno in un’assemblea-consigli comunali-consiglio provinciale che sarà l’ennesima risposta del territorio all’annunciato ridimensionamento degli organici della centrale E.On e al mancato investimento da 700 milioni per la costruzione del quinto gruppo di produzione a carbone, impegno che la multinazionale tedesca aveva “ereditato” da Endesa ma che aveva confermato sottoscrivendo un accordo con il governo, la Regione e le istituzioni locali.

Oggi in piazza d’Italia ci saranno tutti, ma già da ieri è iniziato lo sciopero che ha interessato i gruppi 1 e 3, mentre oggi sarà la volta dei gruppi 2 e 4. Uno sciopero che forse (ma non è detto) non creerà problemi alla rete di distribuzione dell’energia elettrica ma che grazie alla contemporanea presenza delle amministrazioni municipali del territorio e della Provincia di Sassari (i sardisti, però, intendono contestare sia il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau sia la presidente Alessandra Giudici) assumerà una valenza particolare. Mancherà, e non sarà la prima volta, la Regione Sardegna, finita nel mirino delle organizzazioni sindacali e degli amministratori del territorio per il basso profilo-assenza mantenuto nel corso di questa vertenza che ormai va avanti da diversi mesi. E sia il sindacato sia le istituzioni del territorio vogliono “stanare” la Regione, come hanno sottolineato a più riprese, che deve mettersi alla guida della protesta che non interessa solo i 120 dipendenti di E.On (su 240) che rischiano di perdere il posto di lavoro entro il 31 dicembre dell’anno prossimo, ma l’intera economia di un’area indissolubilmente legata al polo industriale-energetico del nord ovest della Sardegna.

Una terza tornata di scioperi che, finora, non ha vissuto i momenti di tensione che avevano caratterizzato le ultime proteste e che ha visto i lavoratori riunirsi in un’assemblea servita soprattutto a fare il punto sulla vertenza in corso. E i lavoratori hanno sottolineato la singolare “assenza” delle segreterie nazionali di categoria dalla vicenda che invece riguarda altre centrali E.On in Italia. Con un risvolto al limite dell’assurdo: quello di Fiume Santo è l’impianto che produce gli utili maggiori, forse anche perché è l’unica che marcia a pieno regime con i due gruppi a carbone e i due remunerantissimi benché obsoleti gruppi a olio combustibile. Un’assenza, quella delle segreterie nazionali, che però non ha indebolito il fronte dei lavoratori aderenti a tutte le organizzazioni sindacali che in questa occasione sembrano aver superato barriere e steccati ideologici. Un fronte solido con il quale si fonderà il mondo della politica perché stavolta - come è stato sottolineato da più parti - non si tratta di una normale anche se difficile vertenza sindacale, ma anche di una serie di problemi di carattere sociale. Primo fra tutti quello ambientale poiché la costruzione del quinto gruppo a carbone avrebbe permesso di abbattere le emissioni scaricate ogni giorno dai vecchi gruppi 1 e 2 che continueranno a marciare fino al 31 dicembre in deroga a tutte le normative nazionali e comunitarie. Il taglio alle manutenzioni, poi, fa crescere il maniere esponenziale il rischio incidenti sia per i lavoratori sia per l’ambiente. Incidenti che negli ultimi mesi si sono ripetuti con una frequenza allarmante e che sono per caso non hanno coinvolto le persone che lavorano nella centrale.

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