La Nuova Sardegna

Sassari

«I trucchi di Genny» dal fondo dormiente al giudice che non c’è

di Elena Laudante

SASSARI. Agli atti dell’inchiesta c’è una foto scattata dagli investigatori al bar. Si vede Genny Cabizza che «consegna denaro all’impiegato dell’Agenzia del Territorio, Antonino Marogna», scrive il...

12 aprile 2013
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SASSARI. Agli atti dell’inchiesta c’è una foto scattata dagli investigatori al bar. Si vede Genny Cabizza che «consegna denaro all’impiegato dell’Agenzia del Territorio, Antonino Marogna», scrive il gip (ma non si ipotizza corruzione). Ci sono anche registrazioni di una delle presunte vittime, audio e video, e qualche intercettazione che il gip Antonello Spanu ritiene importante.

A gennaio 2012 Antonello Mulas, dipendente di Equitalia arrestato con Genny Cabizza, si sfogava: «Sulla mia scrivania non c’è più nessun timbro, non voglio più ricevere pubblico nel mio ufficio, sono stato usato». Forse aveva capito che i suoi timbri erano stati usati per fregare qualcuno, è il sospetto degli inquirenti. Quella rivelazione era rivolta a una delle presunte vittime, Angela Sardu, algherese, che per l’”aiuto” di Cabizza avrebbe scucito 180mila euro, calcolano gli inquirenti, quando si era affidata a lei per risolvere questioni burocratiche affiorate con la morte del marito. Prima che fosse denunciata, nel 2010 Cabizza aveva assicurato che avrebbe convinto un amico comune a saldare il debito contratto col marito defunto. Poi aveva “scoperto” che l’amica algherese era intestataria di un fantomatico fondo dormiente, libretto postale inattivo intestato ai nonni di Angela Sardu, con 117mila euro. Riattivarlo - aveva spiegato - costava 20mila euro in contanti, che Sardu aveva versati. Ma di quel libretto non c’è traccia. Così Cabizza era passata alla sua attività prevalente, quella di facilitatore nei difficili rapporti tra contribuente e Equitalia. Dopo la morte del marito, Angela Sardu aveva scoperto un debito da circa 80mila euro, poi ridotto. Cabizza si era fatta consegnare il denaro per saldarlo, ma poi non lo versò, assicura il Nucleo di polizia tributaria guidato dal maggiore Vincenzo Di Filippo. Ma da Equitalia, dove lavorava Mulas, partì un fax che attestava il pagamento: per la Finanza atto falso. A gennaio 2012 Sardu era andato da Mulas per chiedere conto, e lui aveva detto: «Sono stato usato». Poi la denuncia di Sardu, tutelata dall’avvocato Franca Bergamini.

Ad altri Cabizza si era proposta per siglare un “atto di successione tra vivi”. Diceva che bastava il nulla osta del giudice Amelinda Pirisi. Peccato che quel magistrato, in Tribunale, non sia mai esistito.

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