La Nuova Sardegna

Sassari

«Amica? Mi fidavo e lei mi ha truffato»

di Elena Laudante
«Amica? Mi fidavo e lei mi ha truffato»

Parla una delle vittime dei presunti raggiri di Eugenia “Genny” Cabizza che ha poi accusato un impiegato di Equitalia

13 aprile 2013
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SASSARI. «Mi fidavo ciecamente di lei. Altro che amica: diceva di essere come una sorella». Il giorno dopo l’arresto di Eugenia “Genny” Cabizza, 40 anni, agente di pratiche sospettata di essere a capo di una organizzazione di truffatori, a chi credeva in lei resta solo l’amarezza. Angela Sardu, algherese, l’aveva conosciuta poco dopo la scomparsa del marito. Era un momento difficile, e Genny Cabizza si era presentata come una sorta di “problem solver”, una che ti solleva dalle rogne burocratiche quando la vita te le propina, quasi sempre nei momenti più difficili. Invece le avrebbe sfilato - è il calcolo della Finanza - circa 180mila euro. Sardu è una delle 14 persone offese. Ma altre potrebbero aggiungersi.

L’amica. Cabizza aveva giurato alla Sardu di poter riscuotere un credito ereditato dal marito scomparso, oppure appianare un vecchio debito con Equitalia, e le aveva prospettato l’esistenza di un fondo “dormiente” ereditato dai nonni, ma inesistente. Lei, Angela Sardu, le consegnava il denaro per pagare le cartelle, salvo scoprire che le quietanze ricevute erano false, secondo gli inquirenti. «Avevo sospettato di lei quasi da subito - racconta la persona offesa, tutelata dall’avvocato Luigi Esposito - ma continuava a negare. Un giorno la portai da Equitalia e alle casse confermarono che le quietanze erano false». Ora Angela si sente forse più leggera. E tiene a dire: «Ringrazio la Finanza per il lavoro svolto».

Oltre a Cabizza, è finito ai domiciliari Antonello Mulas, dipendente Equitalia, e il marito di lei, Vincenzo Porcheddu, agente di polizia (ai tre è contestato il reato di associazione a delinquere). Solo la misura dell’obbligo di dimora per i coindagati Cristian Cabizza (fratello dell’agente) e Antonino Marogna, dipendente dell’Agenzia del Territorio indagato per truffa.

Lo scaricabarile. Era dicembre 2011.Messa alle strette dalla Sardu, dopo tanti denari incassati, Genny aveva cercato di scaricare la colpa sull’amico impiegato dell’ente di riscossione, Mulas. Quando la Sardu l’aveva portata da Equitalia per chiedere conto delle quietanze, Genny aveva accusato: «Io ho dato i soldi a Mulas. È stato lui ad avermi truffata». Tuttavia tre mesi dopo - marzo 2012 - Mulas e Cabizza si scambieranno parole tutt’altro che tese, quasi affettuose. Diventate di nuovo al vetriolo, stavolta da parte di lui, quando l’impiegato aveva capito di essere finito nei guai. Dopo la denuncia, la società di riscossione aveva tolto a Mulas i timbri (per l’accusa, erano serviti a Cabizza a falsificare ricevute di pagamento) e mandato in un ufficio dove non potesse far danno. E a un’amica aveva confidato di avere un procedimento penale in corso (intercettazione dell’11 maggio 2012) «per colpa di una stronza che mi ha incastrato, per aver fatto documenti e messo firme che non dovevo mettere».

Gli interrogatori. Lunedì Cabizza, tutelata dall’avvocato Costantino Mariotti, potrà raccontare la sua verità al giudice delle indagini preliminari Antonello Spanu e al pm Carlo Scalas. «Non sappiamo ancora nulla. Siamo solo rimasti a bocca aperta», ha spiegato l’avvocato Mariotti, che difende anche Cristian Cabizza e il poliziotto Porcheddu. Per Mulas il penalista Stefano Porcu ha chiesto la revoca degli arresti domiciliari al tribunale del Riesame. Anche Mulas, lunedì, potrà respingere le accuse, come l’altro indagato nell’inchiesta, Marongiu, difeso dal legale Franco Luigi Satta.

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