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Sassari

Oggi il giuramento di Napolitano

Oggi il giuramento di Napolitano

Nel discorso al Parlamento il capo dello Stato detterà le sue condizioni. Da domani le consultazioni al Quirinale

22 aprile 2013
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di Gabriele Rizzardi

ROMA. Dopo l’accordo in extremis raggiunto da Pd, Pdl e Scelta Civica sulla sua rielezione, ora Napolitano ha la forza necessaria per trovare una soluzione allo stallo politico che ha reso impossibile la formazione di un governo e ha mandato in frantumi il Pd. Per capire come intende utilizzare la prima parte del suo secondo mandato bisognerà ascoltare il discorso alla nazione che pronuncerà oggi, dopo il giuramento sulla Costituzione che avverrà alle 17 a Montecitorio e sarà salutato con 21 salve di cannone. Da domani invece torneranno le consultazioni sul governo al Quirinale.

Si farà il governissimo? Solo Napolitano sa quale governo farà nascere perché l’impegno chiesto ai partiti in cambio della disponibilità a prolungare la sua permanenza al Quirinale è una sostanziale delega in bianco nel segno della responsabilità. Quel che è certo è che il prossimo governo non potrà che reggersi su un accordo tra Pd e Pdl perché quelli sono i numeri in Parlamento e non c’è dubbio che, anche senza durare una intera legislatura, dovrà affrontare le emergenze del paese e impegnarsi a cambiare la legge elettorale ma non solo. Sul tappeto ci sono le riforme mancate. Ma la base di partenza c’è già ed è il lavoro fatto dai “saggi”. E la Convenzione per le riforme, la cui presidenza potrebbe essere affidata ad un esponente del Pdl (nei giorni scorsi sono circolati con insistenza i nomi di Renato Schifani e Gaetano Quagliariello), dovrebbe essere composta da parlamentari ma anche da esponenti della società civile.

Il compito della Convenzione, una sorta di bicameralina, è quello di consegnare l’esito delle riforme in tempi certi, rispetto al quale il Parlamento dovrebbe prendere una decisione univoca senza possibilità emendative. Almeno così dovrebbe essere. Oggi Napolitano farà capire chiaramente che sulle riforme costituzionali si dovrà procedere uniti. Ma nel messaggio al Parlamento non si parlerà solo di riforme. A quasi due mesi dalle elezioni, il paese non ha ancora un governo ed oggi si potrebbe cominciare a capire quale sarà lo scheletro del nuovo esecutivo.

Il capo dello Stato tornerà a ripetere che i partiti devono rispettare i loro doveri. E quali sono questi doveri? Innanzitutto, abbandonare i toni da campagna elettorale prolungata e mettersi intorno a un tavolo più di quanto non abbiano fatto già i 10 “saggi”. Nascerà un governo di larghe intese con fianco a fianco Pd, Pdl e Scelta Civica e i primi 100 giorni saranno come quelli del governo Monti per determinazione e rapidità di iniziativa. Ma chi andrà a palazzo Chigi? Il nome di Giuliano Amato è cominciato a circolare quando ancora non era sicuro il bis di Napolitano.

Le altre ipotesi in campo sono quelle di un governo più politico con Enrico Letta premier e Angelino Alfano suo vice. La Lega, che non vuol sentir parlare di Amato, alla fine potrebbe decidere di garantire l’appoggio esterno mentre M5S e Sel saranno sicuramente all’opposizione. Tutto filerà liscio? Silvio Berlusconi, che si ritiene il vero vincitore della partita, Quirinale, sente di poter dare le carte e di dettare le sue condizioni. Ma la possibilità di far nascere un governo di larghe intese non va considerata affatto scontata perché nel Pdl assicurano che la possibilità di tornare al voto prima dell’estate c’è ancora.

Come minimo, il Cavaliere vorrebbe Angelino Alfano come vicepremier e Gianni Letta ne suo ruolo congeniale di sottosegretario a Palazzo Chigi. Sicuramente, Berlusconi non si aspetta personaggi ostili in ministeri chiave come quello della Giustizia e dello Sviluppo Economico. E non è solo una questione di nomi, ma anche di programma. Il lavoro dei saggi, fanno capire nel Pdl, potrebbe essere usato solo come base. Anche perché il Cavaliere non rinuncia a quei punti del programma Pdl, come l’abolizione e la restituzione del’Imu, che con la campagna elettorale e poi con il voto, gli hanno permesso di riconquistare una parte dei voti persi e di raggiungere il Pd.

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