La Nuova Sardegna

Sassari

Abbraccia il padre che per 40 anni ha creduto morto

di Giuseppe Pulina
Abbraccia il padre che per 40 anni ha creduto morto

Perfugas, la commovente ricerca di un emigrato in Svizzera. Il figlio gli fu nascosto quando la compagna morì in un incidente

28 aprile 2013
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PERFUGAS. È una di quelle storie che commuoverebbero anche i cuori più duri e resistenti. Una storia di padri e figli che, dopo tanti anni, finalmente si ritrovano. Una storia che un’intera comunità ha vissuto con trasporto e commozione, partecipando alla gioia dei protagonisti.

Questa è la storia di Stefano Panu, un settantunenne perfughese che, tanti anni fa, emigrò in Svizzera, a Lucerna, per cercare fortuna. Trovò lavoro e anche una compagna, che gli diede un figlio. Lei morì, due mesi dopo aver messo al mondo il bambino, in un terribile incidente stradale.

Quel figlio si chiama Edgar e per tanti anni ha portato, e continua a portare, un cognome che sardo prorio non è: Muller. Non avendo sposato la sua compagna, Stefano Panu non aveva infatti potuto dare il suo cognome al bambino: le leggi elvetiche al tempo non lo consentivano. Muller era il cognome della compagna di Panu e dei nonni materni che, prendendosi immediatamente cura del piccolo Edgar, impedirono a Stefano Panu di rivendicare con diritto la paternità. Lui le aveva tentate tutte per tenere con sé quel figlio messo al mondo dalla donna che aveva amato, tanto da dover sopportare denunce di ogni tipo e finire addirittura in carcere. Due mesi di prigione in Svizzera. Il suo Eldorado si era improvvisamente trasformato nella più ingrata delle terre.

Alla detenzione, fece seguito l’espulsione dal paese straniero e così Stefano Panu dovette fare rientro a Perfugas con la morte nel cuore. Era il 1973 e il piccolo Edgar aveva appena compiuto due anni.

Ne passeranno altri 40 prima che possa conoscere e abbracciare il padre. Un fatto che ha del miracoloso, perché a Edgar i nonni materni hanno sempre fatto credere che in quel tragico incidente stradale a perdere la vita fossero stati entrambi i genitori e che lui, solo al mondo, doveva farsi forza e, soprattutto, farsene una ragione.

Ma la tenacia non è mai venuta meno nell’emigrato perfughese e negli anni non ha mai rinunciato alle ricerche. Sempre più disperate e vane. Perché non disponeva dei mezzi necessari e, forse, anche delle giuste conoscenze. Ma alla fine ce l’ha fatta. Ormai anziano e con più di un acciacco che ne condiziona la salute, è riuscito a realizzare il suo più grande desiderio: rivedere quel figlio per così tanto tempo cercato.

Stefano Panu è riuscito nell’impresa grazie a un gruppo di amici che si è preso a cuore la vicenda, attivando tutti i canali possibili, raccogliendo informazioni e circoscrivendo sempre più il campo delle ricerche. Fino a a riuscire a far riabbracciare padre e figlio. Si sono incontrati all’aeroporto di Alghero, dove Edgar è atterrato insieme alla moglie e al figlio di 10 anni. La famiglia Muller ha soggiornato a Perfugas per una settimana, durante la quale, grazie agli amici di Stefano, è stata festa per tutti. Ora Edgar è tornato in Svizzera, ma dovrebbe fare ritorno a Perfugas a metà maggio. Ornerà a trovare l’anziano babbo e realizzare un altro sogno che aveva custodito a lungo in un angolo del suo cuore: aggiungere al suo cognome quello del padre.

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