La Nuova Sardegna

Sassari

la lettera

«Quelle case resteranno»

PATTADA. Con riferimento all'articolo apparso in data 24 aprile 2013 dal titolo «Dieci case popolari “abusive”, condannato il Comune», in qualità di sindaco del Comune di Pattada corre l'obbligo di...

04 maggio 2013
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PATTADA. Con riferimento all'articolo apparso in data 24 aprile 2013 dal titolo «Dieci case popolari “abusive”, condannato il Comune», in qualità di sindaco del Comune di Pattada corre l'obbligo di precisare alcuni aspetti. La vicenda giudiziaria della signora Manca trae origine da una procedura espropriativa avviata oltre 24 anni fa dal Comune di Pattada e che l'attuale Giunta è stata chiamata a risolvere. Procedura espropriativa disposta in modo a volte superficiale e sulla quale hanno influito diversi errori procedurali.

Ma senza voler entrare nel merito di eventuali responsabilità, mi preme chiarire a beneficio degli utenti che in quelle case vi abitano e risiedono da diversi anni. L'articolo ha creato sgomento, tensione ed apprensione nei cittadini del nostro Comune. Apprensione che a parere dello scrivente non ha motivo di esistere.

Infatti la sentenza numero 274/2013 del Tar Sardegna, in merito al ricorso proposto dalla signora Manca ha accolto solo in parte le richieste, in quanto gran parte delle richieste, così come dalla stessa formulate in giudizio, non potevano essere accolte. Tanto che è stata disposta la compensazione delle spese legali.

Si riscontra, inoltre, che la sentenza in questione, oltre a prevedere l'erogazione delle somme dovute per l'occupazione dei terreni durante questi anni, ha riconosciuto, in capo all'Amministrazione comunale, il potere di procedere alla definizione di una vicenda, mai risolta dalle precedenti amministrazioni per oltre ventiquattro anni, secondo la procedura di cui all'art. 42 bis del D.P.R. 8 giugno 2001 n. 327; disposizione che prevede, tra l'altro, la possibilità per l'Amministrazione di procedere all'acquisizione delle aree in questione. Possibilità che questa amministrazione intende perseguire.

Risulta quindi evidente che le case non saranno rase al suolo e viene per tale motivo data la possibilità in capo al Comune di acquisire le stesse aree. La suddetta procedura, infatti, può essere avviata e definita dal Comune, a prescindere dal raggiungimento di un accordo con la proprietaria delle aree.

Si tratta in ogni caso di una fenomeno talmente diffuso in tutta Italia da imporre al legislatore, nel 2011, l'introduzione, a seguito di un travagliato iter giurisprudenziale e normativo, dell'articolo 42 bis D.P.R. 327/2001. Ciò non toglie questa amministrazione dalle responsabilità che ricadono in capo alla stessa per il perdurare di una situazione che si è trascinata negli anni in modo irresponsabile. È compito della stessa amministrazione risolvere questo stato di cose nel più breve tempo possibile .

Il sindaco Mario Deiosso

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