La Nuova Sardegna

Sassari

Le tasse per il mondo agricolo: «I pesanti aggravi della Tares»

di Emidio Muroni

La Confederazione italiana agricoltori ha incontrato a Bonorva i sindaci del comprensorio L’impegno dei Comuni del Mejlogu per evitare gravosi oneri aggiuntivi agli imprenditori rurali

22 maggio 2013
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BONORVA. La risposta dei sindaci dei comuni del Mejlogu, convocati su sollecitazione della Cia, (Confederazione Italiana Agricoltori), è stata univoca e compatta in favore del comparto agricolo. Un settore ritenuto primario per l’economia del territorio e che sarebbe penalizzato in modo ritenuto iniquo dalla Tares, la nuova imposta disegnata per i servizi comunali.

Il presidente dell’Unione dei Comuni, Salvatore Masia, ha ribadito la necessità di un sostegno diretto e sostanziale da parte delle amministrazioni. «Non possiamo permetterci altri gravami alle imprese agricole e agro zootecniche - ha osservato Masia -, già alle prese con mille difficoltà, e che rappresentano il caposaldo della economia dei nostri Comuni».

Per la Cia, il presidente provinciale Giovanni Maria Canu e il vice presidente regionale Busia, hanno parlato delle difficoltà del comparto e chiesto agli amministratori l’utilizzo degli strumenti a loro disposizione per far si che la Tares non produca nuovi e pesanti aggravi finanziari che le aziende non potrebbero sostenere. Il direttore provinciale della Cia, Fabio Chessa, ha motivato le ragioni che hanno spinto l’organizzazione a incontrare i sindaci. Ragioni legate a un mondo agricolo che teme un nuovo aggravio impositivo che metterebbe a repentaglio il futuro di molte aziende.

La preoccupazione è che ci possa essere un’applicazione indifferenziata del nuovo tributo che, in qualche modo, sottovaluti le reali peculiarità del settore primario, presidio delle aree rurali, spesso marginali, diffusamente poco servite da quei servizi divisibili e indivisibili che rappresentano il fine della nuova Tares.

Su queste considerazioni è importante valutare il comportamento di ciascun ente locale nel trattare le esenzioni e le riduzioni tariffarie per i fabbricati rurali abitativi e strumentali e per le aree scoperte esistenti nei siti agricoli.

«Ci attendiamo - ha osservato Chessa -, una doverosa attenzione nella definizione dei parametri impositivi ridotti in primo luogo per i fabbricati rurali a uso abitativo, e auspichiamo altre riduzioni ed esenzioni anche con riferimento alla copertura dei servizi indivisibili, quali l’illuminazione e la manutenzione stradale, che diversamente produrrebbero un balzello pesante e insostenibile per le aziende, a fronte di servizi o assenti o del tutto insufficienti rispetto a quelli assicurati nelle aree urbane».

A tal fine è stata chiesta molta attenzione nell’ideazione e applicazione dei regolamenti attuativi comunali. Tutti i sindaci presenti hanno assunto nei confronti della Confederazione italiana agricoltori - che si è fatta portavoce delle richieste del mondo agricolo -, l’impegno a far sì che la nuova imposta comunale non sia l’ennesimo gravame per le aziende agricole e di utilizzare tutti gli strumenti affinché i fabbricati rurali e quelli strumentali all’attività agricola possano, con i regolamenti comunali, avere le agevolazioni previste dalla norma in ordine alle riduzioni ed esenzioni dall’imposta.

Nessuna intenzione quindi di far gravare sulle imprese agricole gli oneri di un’imposta iniqua, che non deve andare a colpire gli strumenti di lavoro degli imprenditori. I dirigenti della Cia hanno preso atto con soddisfazione degli impegni assunti e auspicato la loro immediata traduzione negli atti deliberativi conseguenti.

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