La Nuova Sardegna

Sassari

Le nuove sale operatorie delle Cliniche di Sassari sono abusive

di Elena Laudante
Le nuove sale operatorie delle Cliniche di Sassari sono abusive

Due ex direttori dell’Azienda mista sotto processo: i nuovi padiglioni non hanno l’autorizzazione quale struttura sanitaria. Dal 2002 il Nas segnala l’assenza dell’ok dell’assessorato alla Sanità. Ma la difesa spiega: «Senza fondi l’edificio non si può adeguare»

05 giugno 2013
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SASSARI. Le sale operatorie? Abusive. Gli ambulatori? Abusivi. E la Clinica medico-chirurgica? Come sopra: fuori legge. Sembra difficile da immaginare ma gran parte della struttura denominata “Stecca bianca”, la nuova ala delle cliniche universitarie che fanno capo all’Azienda ospedaliero-universitaria, e l’edificio “Clemente”, non hanno l’autorizzazione all’esercizio quale struttura sanitaria e di assistenza specialistica e ambulatoriale. Autorizzazione che la Regione non ha rilasciato, formalmente - almeno fino al 2009 - perché da Sassari non erano partiti tutti i documenti necessari alla pratica.

È quanto emerso ieri in un’aula di tribunale, davanti al giudice Giuseppe Grotteria, chiamato a stabilire se per quegli “abusi” sono responsabili due ex direttori generali dell’Azienda ospedaliero-universitaria, Renato Mura, 68 anni, e Antonello Ganau, 66, imputati per la violazione di decreti e leggi in materia. Alla prima udienza del processo, sul banco dei testimoni sono saliti due marescialli del Nas che dal 2002 denuncia le condizioni quantomeno inadatte dell’ex policlinico universitario, che dal 2007 fa capo all’Azienda mista.

È nel 2008, dopo una ispezione, che i militari vanno a verificare il rilascio di quella autorizzazione da parte della Regione, e scoprono che - semplicemente - non esiste. Acquisiscono agli atti dell’inchiesta il carteggio tra Cagliari e Sassari su una procedura comunque avviata. E scoprono che «l’assessorato alla Sanità aveva chiesto alla direzione generale la documentazione tecnico amministrativa indispensabile per il rilascio dell’autorizzazione al funzionamento e accreditamento», è stata la spiegazione del Nas. Nella relazione informativa inviata alla procura della Repubblica nell’ottobre 2009, specifica le ragioni: «L’Azienda ospedaliera non ha ancora prodotto la documentazione richiesta». Ad oggi, secondo l’attuale dirigenza, le ragioni di tale mancanza sono diverse. Ma la situazione resta la stessa: i due nuovi complessi delle cliniche San Pietro non hanno ottenuto la specifica autorizzazione «per l’esercizio quale struttura sanitaria che eroga prestazioni in regime di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo, ovvero prestazioni di assistenza specialistica ed ambulatoriale». Una situazione che si perpetua dal 2002, ricorda il Nas, che per questo aveva segnalato alla Procura i nomi di coloro che avevano preceduto Mura e Garau, cioè Antonello Pisu, Antonio Monni e l’ex rettore Alessandro Maida. Per loro non ci sono stati strascichi processuali visto che è passato troppo tempo dai fatti (2002) e la prescrizione avrebbe comunque spazzato via le accuse.

A Mura oggi la Procura contesta anche di aver tenuto aperto il laboratorio di endocrinologia, al quinto piano della clinica medica, senza l’autorizzazione regionale. E poi di aver omesso di chiedere il certificato di prevenzione incendi per la clinica medica, dove c’è il laboratorio di analisi all’interno del quale sono sistemati gas medicali e materiali radioattivi «tali da pregiudicare, in caso di incendio - recita il capo d’accusa - l’incolumità dei lavoratori e dei pazienti, essendo il quinto piano sprovvisto della scala antincendio e delle vie di fuga». Al processo ieri, l’avvocato di Mura, Giuseppe Masala (in difesa di Ganau c’è l’avvocato Salvatore Porcu), ha prodotto invece una serie di documenti per provare che Mura avesse più volte richiesto l’autorizzazione, che in realtà è vincolata alla realizzazione di opere strutturali dei nuovi reparti che la stessa Regione non ha mai finanziato. Se Cagliari non versa i fondi per costruire due torri che servano come vie di fuga, ha sostenuto il penalista, quelle autorizzazioni non potranno mai essere rilasciate. In una sorta di “comma 22” burocratico, circolo vizioso dal quale sembra impossibile uscire.

Gli imputati saranno in aula il 5 luglio. Mura racconterà di come, appena insediato, avesse chiesto pure un incontro in Prefettura, che però non fu risolutivo. L’unica cosa da fare, per rispettare le regole, sarebbe stata la chiusura dei reparti. Ma non se la sentì.

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