La Nuova Sardegna

Sassari

Da Chiaramonti un aiuto per i Saharawi

Da Chiaramonti un aiuto per i Saharawi

La cooperante del Cisp Rossella Urru ha partecipato alla giornata “Apri la Sardegna al mondo”

11 giugno 2013
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CHIARAMONTI. Rispetto dell’ambiente e solidarietà verso il popolo Saharawi è stato il binomio che ha caratterizzato la giornata “Apri la Sardegna al mondo”. Dal 1975, costretto a lasciare la propria terra per il deserto, il popolo Saharawi lotta per l’indipendenza e per il suo diritto all’autodeterminazione.

Dal 1991 attende lo svolgersi di un referendum, indetto in seguito alla tregua imposta dalle Nazioni Unite, perché possa decidere tra l’indipendenza e l’adesione al Marocco. Sopravvivono grazie agli aiuti internazionali, eppure dei Saharawi si è sempre parlato e saputo poco, almeno fino al rapimento di Rossella Urru e degli altri cooperanti del Cisp. La cooperante di Samugheo, presente all’iniziativa di sabato scorso a Chiaramonti, ha lanciato un appello affinché «l’opinione pubblica condivida questa ingiustizia. Voltarsi dall’altra parte aiuta chi si oppone all’autodeterminazione di questo popolo - ha detto la Urru -. Ho lavorato coi Saharawi quattro anni e mezzo e vissuto con loro due anni e mezzo. Vivono in campi costruiti su un terreno mai abitato prima, se non solo di passaggio. Questo rende necessario l’aiuto internazionale per garantire la loro sopravvivenza. Le persone sono sempre parte attiva nell’aiuto. Hanno organizzato i campi come fossero parte dello Stato che vorrebbero, con ministeri e scuole. Vorrebbero che gli si concedesse il referendum per decidere del loro futuro. È già la quarta generazione di Saharawi che nasce in quella terra di nessuno. Sono stati conosciuti per un fatto violento, non commesso da loro: il rapimento mio e dei miei colleghi mentre loro portano avanti una lotta pacifica che non gli da visibilità internazionale».

Una testimonianza importante viene dal documentario “1514. Le nuvole non si fermano” diretto dalla regista Carlotta Piccinini e prodotto da Umberto Saraceni di Visual Lab con il partenariato dell’associazione El Ouali per la libertà del Sahara occidentale e del Cisp. «È un modo per sensibilizzare sulla questione e per dare visibilità a questo popolo - ha spiegato Mattia Durli di El Ouali -. Partecipando alla Sahara Marathon si da a tante persone la possibilità di conoscere i Saharawi, vivendo per qualche giorno con loro nei campi profughi. Nell’ultimo anno le visite e gli aiuti sono diminuiti a causa della crisi».

L’altra sera è stato anche proiettato il video “Da Tindouf a Chiaramonti” curato dall’associazione di Nuoro “Saharawi: Pitzinnos de su mundu” sui soggiorni estivi di alcuni bambini saharawi a Chiaramonti dove torneranno in occasione della manifestazione “Time in Jazz” con Paolo Fresu in programma per il 9 agosto. Inoltre, a giugno alcuni giovani saharawi verranno in Sardegna, facendo tappa a Chiaramonti, grazie a un progetto di formazione.

Letizia Villa

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